Bersani incassa il sì in direzione ma la minoranza si astiene
Sfiorato lo scontro aperto: Fioroni-Gentiloni minacciano dimissioni
ROMA - Alla fine la conta c'è stata, ma fino a un certo punto. La Direzione si è aperta con la richiesta di un voto da parte di Pier Luigi Bersani sulla sua relazione, «serve chiarezza». Area dem e Dario Franceschini hanno insistito fino a ieri perchè ci fosse il voto, ma i veltroniani non lo volevano. Con un voto però si è conclusa la riunione del parlamentino del Pd, ma i Modem non hanno partecipato alle votazioni, dopo aver annunciato che avrebbero votato contro, sostenendo di aver ottenuto un'apertura dal segretario alle loro richieste, prima fra tutte il pronunciamento della parola magica, 'vocazione maggioritaria' nella replica finale.
Il dibattito in Direzione è stato acceso per tutto il corso della giornata nella lunga riunione durata quasi otto ore e ha sfiorato lo scontro aperto quando il franceschiniano Gianclaudio Bressa ha messo in discussione il ruolo di Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni negli incarichi di partito. Attacco che ha provocato l'annuncio di dimissioni, poi rientrate, dei due esponenti della minoranza. Nella relazione Bersani ha chiesto chiarezza e unità al partito, ha rilanciato la proposta di riscossa al paese, annunciando un progetto per il paese da presentare a tutte le opposizioni, ha parlato della Fiat confermando il rispetto per la scelta dei lavoratori e aggiungendo anche una critica al modello contrattuale proposto da Marchionne per quanto riguarda la rappresentanza sindacale. Ma tutto questo non ha soddisfatto Modem, (Walter Veltroni non ha preso la parola, unico insieme a Massimo D'Alema tra i big a non intervenire), negli interventi Fioroni, Gentiloni, Minniti, Verini hanno spiegato l'insoddisfazione su tutti i temi sul tavolo: primarie, Fiat, partito, alleanze, annunciando perciò che seppure consideravano un errore la conta interna avrebbero dovuto votare contro.