Prof rassegnati: solo l'1% pensa di infuenzare l'educazione
Indagine su 5.264 docenti: i genitori sono decisivi nell'84% dei casi, le tecnologie nel 12%, le amicizie per il 3%. Per 3 prof su 4 la cattedra stressa, donne più a rischio
ROMA - Secondo i docenti italiani l'educazione in famiglia rappresenta l'elemento più rilevante ai fini della formazione dei valori e della personalità dei giovani: il dato emerge da uno studio sul disagio mentale professionale, realizzata attraverso la somministrazione di questionari a 5.264 docenti e coordinato da Vittorio Lodolo D'Oria, medico ematologo, autore di studi sul bornout e responsabile dello sportello informatico per gli insegnanti in crisi.
Nel rapporto finale dell'indagine, svolta in 13 regioni negli ultimi due anni, viene indicato che 'tra i fattori che influenzano maggiormente l'educazione dei ragazzi loro affidati, gli insegnanti stilano una graduatoria che relega la scuola all'ultimo posto come importanza. Sono accreditate in ordine decrescente: la famiglia (84%); le tecnologie (12%); le amicizie (3%); la scuola (1%)'.
«Per gli intervistati - commenta il medico autore dello studio - la famiglia è la principale agenzia educativa dei ragazzi, seguita - ad abissale distanza ma pur sempre sorprendentemente - dalle tecnologie. Telefonini, computer e televisione precedono nell'ordine gli amici e la scuola. Se la graduatoria risulta lusinghiera per la famiglia, che invero attraversa tempi difficili, è deprimente per la scuola, ove gli stessi docenti si considerano scavalcati, come impatto e forza educativa nei confronti dei giovani, relegandosi all'ultimo posto in graduatoria (1%)».
«Interpretato come livello di autostima del corpo docente - conclude Lodolo D'Oria - , il dato percentuale osservato non può essere certamente definito incoraggiante».
I docenti italiani si sentono stressati per motivi quasi sempre legati alla professione: ad ammettere di sentirsi stressati a causa del lavoro logorante sono stati il 73% dei docenti, contattati dell'esperto durante i 56 corsi di formazione organizzati negli ultimi due anni in 13 regioni d'Italia nell'intento di saggiare la consapevolezza dei docenti e di trasmettere loro i metodi per prevenire l'usura psicofisica da insegnamento.
Gli interlocutori dei docenti che causano loro maggior stress sul lavoro sono nell'ordine: gli studenti (26%); i loro genitori (20%); i colleghi (20%); il dirigente scolastico (2%). La restante parte (32%) ritiene usurante la somma di tutte le relazioni. Di coloro che hanno ammesso di essere vittime di questi agenti, hanno specificato di sentirsi 'decisamente' stressati il 50% e 'moderatamente' il 23%; il 27% del campione si ritiene 'sereno', mentre il 59% riferisce di sentirsi 'in apprensione' e il 13% 'in grave stato ansioso'. Solo una minima parte (1%) si definisce 'indifferente'.
Secondo l'autore dello studio si fa sempre più probabile l'ipotesi che dietro all'alta incidenza di malattie depressive e neoplastiche tra i docenti (nell'80% dei casi si tratta di tumore mammario a fronte dell'alta presenza femminile nel corpo docente che in Italia ha un'età media di circa 50 anni) vi sia proprio il disagio di stare per decenni dietro la 'cattedra', nel 99% dei casi senza alcuna prospettiva di carriera.
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