16 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Governo

«Libero»: non votare costa 16 miliardi

Il quoziente familiare 12 miliardi di euro, la cedolare secca sugli affitti 3,5 miliardi di euro, e il quotidiano di Belpietro si chiede «ne vale la pena?»

ROMA - La tentazione delle urne è forte, soprattutto per la Lega Nord, e il quotidiano Libero diretto da Maurizio Belpietro se ne fa interprete oggi titolando sui costi «necessari a garantire appoggi al governo». 16 miliardi, proclama a caratteri cubitali. «calcolo per difetto. Ne vale la pena?». Rincara la dose una intervista a Roberto Calderoli annunciata in prima pagina: «La spina al governo la stacca la Lega».

L'editoriale del direttore Belpietro attacca l'idea che votare sia «un rischio mortale per l'economia» ed elenca vari argomenti per sostenere il contrario - fra cui che «chi deve scegliere dove mettere i soldi potrebbe anche giudicare le elezioni un cambiamento salutare rispetto al pantano in cui si dibatte l'Italia da mesi». Ma soprattutto Belpietro riflette sulle cifre che fornisce un articolo di Sandro Giacometti. Elenco delle misure per evitare le urne, soprattutto quelle richieste dall'Udc: il quoziente familiare 12 miliardi di euro, la cedolare secca sugli affitti 3,5 miliardi di euro. Altrimenti, niente appoggio a palazzo Chigi. Poi i fondi per il Fus (150 milioni di euro) e per le forze dell'ordine (60 milioni di euro) richieste da Futuro e Libertà. Come dire che «Giulio Tremonti sarà costretto a caricare sui conti pubblici traballanti decine di miliardi di spese non preventivate».

Chiosa Belpietro: «Ciò dimostra quanto siano fragili le ragioni di coloro i quali dicono che votare sarebbe un danno»: mentre «le elzioni si sa subito quanto ci vengono a costare, il conto del rinvio ci arriverebbe fra un anno o due, quando meno ce lo aspettiamo».