Bossi in Cadore con Tremonti, ma niente strappi
La cena degli ossi: «Berlusconi non dice mai balle». Il premier assicura: «Dissidi con Tremonti? Chiacchiere al vento»
CALALZO DI CADORE - La tradizionale «cena degli ossi» non segna lo strappo al governo: la tradizionale riunione che due volte l'anno vede in Cadore il leader della Lega Umberto Bossi e il collega dell'Economia Giulio Tremonti, originario di queste zone, non sancisce la voglia di andare al voto anticipato. Solo una cena tranquilla senza decisioni sul voto: «Sì», ha risposto il leader della Lega. Inoltre Berlusconi «non dice mai balle», ha risposto Bossi a chi gli chiedeva se credesse nell'effettivo passaggio con la maggioranza di dieci deputati entro gennaio.
«Bene, la garanzia è Berlusconi», ha aggiunto il ministro delle Riforme a proposito della possibilità di approvare il federalismo entro questo mese. Bossi peraltro ha ribadito la propria contrarietà a un ingresso dell'Udc nella maggioranza. «Non è possibile, sarebbe una continuazione della palude romana», ha detto. Quanto al quoziente familiare, caro ai centristi, secondo il ministro delle Riforme «c'è già, l'abbiamo già messo».
Intorno al tavolo una ventina di persone, compresi il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il segretario della Lega in Veneto Giampaolo Gobbo e il figlio del leader leghista Renzo. Non invece il premier. Berlusconi non ha deciso di partecipare a sorpresa ma, a quanto si apprende, ha telefonato per salutare e fare gli auguri. Tantomeno non si parla di un complotto che vedrebbe il ministro prendere il timone dell'esecutivo come ventilato dalla stampa. «Dovete chiedere a Tremonti, ma lui non farebbe mai uno scherzo, uno sgarbo a Berlusconi».
Che il clima nella maggioranza si fosse disteso lo aveva fatto capire in mattinata anche il premier smentendo le voci su presunte liti nella maggioranza con la Lega e Tremonti. «Nulla di vero, chiacchiere al vento totalmente inventate», aveva detto il premier annunciando poi che «entro gennaio in parlamento ci saranno le condizioni per portare a termine la legislatura e completare il programma».
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