20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Mafia

«Spatuzza non ha mai identificato Narracci»

L'avvocato Michele Laforgia: «Ha detto di non essere in grado di riconoscere uomo nel garage». Il processo sulle stragi del '92 verso la revisione

ROMA - «Spatuzza non ha mai identificato Lorenzo Narracci come l'uomo, che era nel garage in cui fu predisposta l'autobomba utilizzata per la strage di via D'Amelio», e anzi » ha precisato di non essere in grado di riconoscere la persona avvistata per pochi attimi nell'autorimessa»: lo precisa in una nota l'avvocato Michele Laforgia, difensore del funzionario dell'Aisi Lorenzo Narracci, indagato dalla procura nissena nell'ambito dell'inchiesta sulla strage.
Ieri davanti agli inquirenti è infatti comparso Gaspare Spatuzza, pentito chiave del processo. «Contrariamente a quanto diffuso da alcuni organi di informazione - sottolinea l'avvocato Laforgia in una nota - Gaspare Spatuzza non ha mai identificato il dottor Lorenzo Narracci come l'uomo, estraneo a Cosa Nostra, presente nel garage, in cui fu predisposta l'autobomba utilizzata per la strage di via d'Amelio».

INDAGINI - A 24 ore dall'ultimo interrogatorio del pentito Gaspare Spatuzza, tenutosi ieri alla Dia di Caltanissetta, il procuratore nisseno Sergio Lari ha spiegato come il complesso lavoro d'indagine sull'attentato che uccise il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, sia vicino ad una soluzione. Una prospettiva che potrebbe verosimilmente dar luogo ad una richiesta di revisione. A consentire questo ulteriore slancio nel lavoro dei magistrati è stata l'individuazione, da parte del collaboratore di giustizia, di un funzionario dei Servizi indicato come l'uomo visto nel garage in cui i killer della strage di via D'Amelio stavano allestendo l'autobomba fatta poi saltare in aria il 19 luglio 1992.