26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Missione ISAF

Afghanistan, Frattini: l'Italia via dall'estate 2011

Il Ministro degli Esteri: graduale ritiro con «l'intenzione di completarlo nel 2014». Fassino: «Garantire la sicurezza dei soldati aumentando gli elicotteri di scorta»

ROMA, - I militari italiani «lasceranno l'Afghanistan nel 2011: il ritiro inizierà la prossima estate» e sarà completato nel 2014. Lo ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un'intervista al quotidiano la Repubblica, confermando che il ritiro avverrà «al tempo giusto e in totale coordinamento con gli alleati». Al vertice di Lisbona, a novembre, si cercherà di capire «quali criteri adottare per segnare la road map che ci porterà a trasferire il potere agli afgani». Ma c'è «un timing che inizia a essere definito», precisa Frattini. «Estate 2011 per l'inizio graduale del ritiro, con l'intenzione di completarlo nel 2014».

Quanto ai soldati italiani, «hanno tutto il diritto a essere stanchi». «Ma noi del governo, noi della politica dobbiamo ripetere con chiarezza che i nostri militari sono lì innanzitutto per proteggere l'Italia, per evitare che i terroristi collegati ai gruppi presenti in Afghanistan e in Pakistan possano arrivare fin qui, in Europa, a casa nostra», commenta Frattini. E quelli che hanno perso la vita «non sono morti perché spediti a giocare inutilmente alla guerra in un deserto sperduto».

Fassino: «Aumentare gli elicotteri di scorta» - In una intervista alla Stampa, il responsabile Esteri del Pd, Piero Fassino, si dice «contrario» dotare i nostri caccia di bombe: «la sicurezza dei nostri soldati - afferma - può essere garantita con mezzi più efficaci, come ad esempio l'aumento degli elicotteri di scorta ai convogli. Contemporaneamente - spiega - bisogna mettere gli afghani nelle condizioni di essere autosufficienti nella gestione della sicurezza del Paese, promuovere aiuti perché l'economia non dipenda solo dall'oppio, e incoraggiare la riconciliazione».
«La presenza militare - sostiene Fassino - è necessaria, ma le bombe non servono ad aumentare la sicurezza dei nostri militari, e per di più espongono al rischio di colpire civili innocenti, un rischio che non deve essere corso proprio dal contingente italiano che, come è riconosciuto da tutti, ha continua attenzione per la popolazione. La soluzione in Afghanistan non può che essere politica, ma la presenza militare serve a dare alla politica la forza che ancora da sola essa non ha».