20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Palazzo Madama

Berlusconi al Senato: qui nessun ribaltone

Il premier ha riletto l'intervento effettuato mercoledì a Montecitorio. Ma il Cav è giù di tono con le Senatrici: «Sono stanco di queste difficoltà»

ROMA - «Ma scusa, guarda i giornali, scrivono che 'Fini è decisivo', che la 'fiducia è a tempo', c'è pure scritto che ha vinto l'Inter... Un'altra giornata di...». Silvio Berlusconi, seduto fra i banchi del governo a Palazzo Madama, seguendo il copione ironico già recitato ieri, dava così il buongiorno ai ministri. Poi, come accaduto più volte in passato nei momenti di maggiore tensione, guardando negli occhi le senatrici, il Cavaliere non mancava di lamentarsi per le fatiche degli ultimi giorni: «Vi dico la verità, ho 74 anni e sono stanco, queste difficoltà non mi aiutano...». Coro di 'noooo' e 'Presidente non ci pensi nemmeno' delle parlamentari.
E dire che la giornata sarebbe finita bene, per il presidente del Consiglio. In fondo si era realizzato a Palazzo Madama quanto ripetuto con toni forti alle senatrici che lo avevano intercettato: «Dovete dirlo a tutti che i finiani non vanno da nessuna parte, sono divisi». Corredato, il ragionamento, da una serie di accuse già più volte espresse in privato contro la magistratura.

RIBALTONE - Certo, i numeri certificano che Futuro e libertà e l'Mpa non hanno per ora la forza di dar vita a una maggioranza diversa, almeno a Palazzo Madama. Un calcolo noto fin dal mattino al premier: «Almeno al Senato Fini deve prendere atto che non ha nessuna possibilità di dar vita a un nuovo governo», ha detto a un ministro, insomma nessun «ribaltone». La seconda parte del ragionamento è che di fronte al pressing leghista, messo in atto anche oggi da Bossi, la strada delle urne a marzo resta la più probabile, come confidato anche ieri sera alle deputate che gli hanno fatto gli auguri: «Per me si vota a marzo, Bossi è partito alla carica».

TERZA GAMBA - Certo, per il Pdl il Senato è meglio della Camera, tanto che dallo stato maggiore del partito c'è chi ipotizza - in caso di necessità - il via libera a una campagna per lo scioglimento della sola Camera. Al Senato è tutta un'altra cosa, Berlusconi l'ha detto a Pasquale Viespoli, con il quale si è intrattenuto a lungo oggi. Con te si può parlare, discutere, mica come con i deputati di Fli, hai visto anche ieri?, ha ragionato il Cavaliere. Pronta la risposta del neo capogruppo di Fli, che ha chiesto al premier un intervento da 'colomba' in Aula. E infatti non è un caso che Berlusconi abbia scelto Palazzo Madama per riconoscere la 'terza gamba' della coalizione. Ma non è solo perché di colombe si tratta, che Berlusconi ha teso la mano a Fli. Il fatto è che il Cavaliere si sente stretto tra le pressioni finiane e il pressing del Carroccio, di cui oggi Bossi ha dato un assaggio lanciando prima una sorta di ultimatum, «al primo sbaglio si vota», poi frenando sul ricorso alle urne. A sera, comunque, visitando una mostra in pieno centro di Roma, il presidente del Consiglio ha ribadito che l'esperienza dell'esecutivo continua. Poi l'ultima lamentela della giornata: «Ho sentito per sette ore i senatori, metà a favore e metà contro. Ho avuto la capacità di non addormentarmi...».