19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Palazzo Madama

Ok del Senato alla fiducia, 174 sì a Berlusconi

Contrari 129, assenti tutti i senatori a vita. I senatori presenti erano 305, 303 hanno votato

ROMA - Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato con 174 voti a favore e 129 contrari. I senatori presenti erano 305, 303 hanno votato.
Assenti tutti i senatori a vita: Giulio Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina, Emilio Colombo.

MAGGIORANZA - «La maggioranza ora è più forte, più ampia di quella uscita dalle elezioni del 2008». Dunque la legislatura «si può completare», dando il via addirittura ad una «stagione costituente». Silvio Berlusconi ripete in Senato lo stesso discorso svolto ieri alla Camera, e dal voto di ieri trae «un unico dato politico», ovvero il rafforzamento della maggioranza nonostante i numeri di ieri abbiamo sancito l'indispensabilità dei finiani per la tenuta del governo. Un dato che induce Umberto Bossi a continuare a ritenere «probabile» il voto anticipato a marzo. Del resto, dice il leader della Lega, «ora non si può più sbagliare o si va a votare».
Berlusconi dunque ripercorre i cinque punti programmatici su cui ha già chiesto la fiducia a Montecitorio, ribadisce la volontà di arrivare ad una «graduale riduzione» della pressione fiscale, rivendica la gestione della crisi economica ma - a differenza di ieri - coglie l'argomento per rifilare una stoccata ai finiani: la crisi politica, dice il premier, ha esposto l'Italia al rischio della speculazione sui titoli di Stato, soprattutto nel mese di agosto. Per questo Silvio Berlusconi denuncia come «in un momento di crisi in cui cittadini vogliono vedere il massimo dell'impegno, ci sono invece azioni che impediscono o rallentano l'azione del governo». Ma pur convinto che «si abbia il dovere di continuare a governare», si lascia andare ad uno sfogo che ormai è un suo classico: «Tante volte verrebbe da dire 'lasciamo agli altri questo compito'».
Ma al di là dello sfogo, anche Gianni Letta, in una delle sue rare dichiarazioni, spiega che Berlusconi «fa sempre tutto il possibile» per assicurare il prosieguo della legislatura. Ma «il possibile» sembra non essere sufficiente per Umberto Bossi: «Adesso il voto non ha senso», spiega il leader della Lega, e tuttavia «è chiaro che prima o poi si dovrà votare, e il momento più opportuno è sempre la primavera». Certo, i finiani «sono indispensabile ma hanno paura del voto»: perchè ora «non si può sbagliare - ammonisce Bossi - e se si sbaglia si va a votare».

FINIANI - Il passaggio parlamentare di ieri lascia «soddisfatto» il premier Silvio Berlusconi che nella replica al Senato dice: «Il voto di ieri chiude una stagione di polemica interna che non ha fatto bene alla maggioranza». E ai finiani riconosce: «Anche chi ha fatto una scelta dolorosa di separazione dal Popolo della Libertà» ha votato la fiducia, e «tutti svolgeranno con spirito costruttivo e leale di sempre il loro mandato parlamentare».

POLITICA - Il passaggio politico attuale non si riduce a una questione «di piccola contabilità dei numeri parlamentari, non è solo questo: spero a nessuno sfugga la portata». Lo dice il premier Silvio Berlusconi, rivolto a Udc e Pd: «Un serio partito centrista come l'Udc, che condivide con noi la partecipazione al Ppe, un grande partito di sinistra che aspira ad essere alternativa di governo riformista, dovrebbero essere capaci di andare oltre gli slogan. Una democrazia compiuta ha bisogno di una maggioranza e di un'opposizione responsabili, capace di confrontarsi civilmente e di trovare la sintesi politica quando si impone e le condizioni politiche lo consentano».
D'altronde, se l'attuale momento politico fosse solo «contabilità», per Berlusconi «dovremmo prendere atto che il governo gode oggi della fiducia più ampia, visto che quella di ieri è la fiducia più ampia dei due anni di governo». Dunque «oggi il governo è più forte e più sereno», ma comunque «noi speriamo che l'opposizione sia partecipe». Certo, «non sarà possibile fin quando non si distinguerà dal giustizialismo».

POLITICA ESTERA - Nei confronti di Gheddafi non c'è stato alcun inginocchiamento. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la sua replica al Senato.
Il premier ha affermato che l'Italia aveva «ereditato una Libia che non ci voleva dare gas, che il 30 agosto celebrava la festa della vendetta verso l'Italia. Ora c'è una Libia che ci privilegia nei lavori pubblici, che ci dà gas e petrolio per i prossimi 40 anni, che dopo la mia richiesta di perdono per quello che era stato fatto dai predecessori, oggi vede risolta la questione coloniale». Quindi, ha aggiunto, «non c'è nessun inginocchiamento da parte nostra». E riferendosi all'ultima visita di Gheddafi e alle critiche arrivate Berlusconi ha spiegato: «Lo abbiamo invitato a una straordinaria esibizione dei carabinieri che lo hanno lasciato ammutolito e questo è stato tutto. C'è stato un rapporto amichevole tra il capo di uno Stato e il presidente del Consiglio di una moderna democrazia».

RIFIUTI - Il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli è «risolto definitivamente», e i problemi di questi giorni «riguardano la raccolta», la cui responsabilità «ha un nome e un cognome: Rosa Russo Iervolino». Silvio Berlusconi, nella replica al Senato, respinge le critiche dell'opposizione per il ritorno dei rifiuti nelle strade dei Napoli, argomento che «una vocina discretamente» ha sollevato anche durante la replica del premier.
«E allora - dice con tono di sfida Berlusconi - parliamo di Napoli: abbiamo risolto definitivamente il problema dei rifiuti. Ci sono le discariche che possono contenerli e il termovalorizzatore di Acerra funziona completamente» salvo qualche piccolo problema «di manutenzione». Per Berlusconi dunque «quello che non funziona è la raccolta, che è nella piena responsabilità dell'amministrazione comunale che ha un nome e un cognome: Rosa Russo Iervolino», ovvero il sindaco Pd di Napoli.

INFORMAZIONE - «E' singolare che l'azione positiva del governo sia presa a modello più all'estero che in Italia, ma non ci stupisce perché i media sono vicini alla sinistra». Di fronte ai brusii, il premier ha reagito: «Contate le copie dei giornali e vedrete che quelli vicini a noi, che ci fanno più male che bene, sono una solo frazione».

SCUOLA - «I tagli alla scuola, l'ennesima bugia. La spesa negli ultimi dieci anni è aumentata del 30%, ma non è corrisposto alcun miglioramento, Anzi, la scuola italiana si è sempre più degradata». «Avete trasformato - ha detto rivolgendosi ai banchi del centrosinistra - la scuola in un enorme ammortizzatore sociale, senza curarvi della qualità degli insegnanti e dell'insegnamento» e facendo sì che «i ragazzi escano senza capacità di inserirsi nel mondo del lavoro», sottolinea Berlusconi.
«I nostri non sono tagli, ma razionalizzazione dei costi», conclude.

CIARRAPICO - «Una parola di troppo sfuggita a un nostro senatore», che rischia di «generare equivoci»: e allora Silvio Berlusconi scandisce nell'Aula del Senato: «Sono sempre stato un amico di Israele, i sentimenti, i valori e le ragioni che ci legano a quel popolo sono tanti e fortissimi». E dopo la visita ad Auschwitz «anch'io mi sento israeliano». Il presidente del Consiglio prova a chiudere così la polemica innescata dal riferimento antisemita fatto dal senatore Pdl Giuseppe Ciarrapico oggi in Senato.
Durante la replica in Senato, Berlusconi racconta che «da ragazzo ho avuto amici ebrei che mi hanno raccontato le sofferenze delle loro famiglie, abitavo vicino ad una scuola ebraica...». Alle proteste dell'opposizione, il premier risponde: «Con loro ho dato anche prova di generosità, e ho offerto spesso pranzi e cene». E poi riprende: «La visita al campo di sterminio di Auschwitz mi ha trasmesso un sentimento di solidarietà incancellabile: da allora anch'io mi sento israeliano». Perchè «difendere Israele significa difendere i nostri stessi valori, e trasmettere ai giovani un messaggio di libertà e democrazia senza i quali è impossibile costruire una società che viva nella pace e nel benessere». E infine, «più volte ho proposto al Consiglio Ue l'ingresso di Israele nelle Nazioni Unite Europee».

INFRASTRUTTURE - Silvio Berlusconi rassicuro il nord e la Lega: sulle infrastrutture l'impegno del governo non è rivolto solo al Mezzogiorno ma a tutto il Paese. Parlando in sede di replica al dibattito del Senato sulla fiducia al governo, il premier assicura: «Sulle infrastrutture c'è una preoccupazione infondata per il nord, come si può constatare da stato di avanzamento dei lavori pubblicato su sito. Il nostro obiettivo è colmare in tutte le aree del Paese il ritardo trentennale nelle grandi infrastrutture». E questo «nel nord significa decongestionare il traffico e realizzare l'Alta Capacità dal Piemonte a Trieste, che significa ridurre i costi di trasporti e logistica delle imprese del nord e metterle in grado di competere con le imprese della Francia e della Germania».

CRISI - «Uscire dalla crisi è indispensabile. Sono sicuro che noi si sia sulla buona strada, una strada che percorriamo meglio di altri paesi anche se sappiamo che la crisi in molte famiglie e molte imprese si sente ancora».
«Per l'Italia si deve aprire una grande stagione di crescita nella democrazia, nella sicurezza e nella libertà. Le riforme - ha aggiunto - saranno il tema del lavoro da qui alla fine della legislatura».