3 maggio 2024
Aggiornato 11:00
Politica

D'Alema: riforma elettorale «tedesca». Pd diviso, Pdl inquieto

Bersani: «Riforma con chi ci sta». Cota: «E' una buona legge che ha dato semplicità e stabilità e quindi non va cambiata»

ROMA - Massimo D'Alema rilancia la proposta di una riforma elettorale sul modello tedesco e attira su di sé il fuoco di sbarramento del Pdl e non pochi distinguo da parte di suoi compagni di partito nel Pd. E tocca al leader democratico Pier Luigi Bersani far capire che il partito non intende 'impiccarsi' alle formule ma pensa a «un sistema tedesco corretto o a un Mattarellum corretto». «E' inutile illudersi, o cercare altre scorciatoie: per uscire dal berlusconismo - avverte D'Alema in un colloquio con Repubblica - occorre ripensare le forme del nostro bipolarismo malato». A suo giudizio con il sistema tedesco si potrebbe «convogliare un campo vasto di forze, dall'Udc alla Lega, e creare un assetto tendenzialmente bipolare, anche se non bipartitico, dove si andrebbe alle urne con cinque, massimo sei partiti, con un centro forte che si allea con la sinistra, con la sfiducia costruttiva, con una buona stabilità dei governi, che volendo potremmo persino rafforzare con l'introduzione di una clausola anti-ribaltone».

La maggioranza replica a più voci. Con il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, che si dice sicuro che le «scorciatoie» ricercate dalla sinistra «la porteranno in un vicolo cieco». Con il ministro Gianfranco Rotondi, che avverte: «Non è una priorità, noi di certo non la cambieremo». E con Fabrizio Cicchitto, che spiega che il «tatticismo» di D'Alema non potrà surrogare la «debolezza politica» della sinistra ma poi è colto dal dubbio: «Ciò, a meno che il centrodestra - precisa - non decida di offrire una sorta di 'soccorso azzurro' alle debolezze della sinistra. Ma ci auguriamo che da un lato la saggezza, dall'altro lato le sollecitazioni del popolo di centrodestra, prevalgano». Fedele all'alleato e alla creazione del suo ministro Roberto Calderoli (che definì la legge «una porcata«): «La legge elettorale non va cambiata», taglia corto Roberto Cota. «E' una buona legge - aggiunge - che ha dato semplicità e stabilità e quindi non va cambiata».

D'Alema incassa però una bocciatura anche dalla presidente democratica Rosy Bindi, alleata di ferro del segretario Pier Luigi Bersani, che gli ricorda la necessità di trovare una soluzione condivisa dall'intero partito, e avverte: «Non si puo immaginare di uscire dal berlusconismo tornando indietro, con i partiti che umiliavano le istituzioni e i cittadini, non si puo tornare alla politica delle mani libere». No secco anche dal veltroniano Stefano Ceccanti, costituzionalista e studioso della materia, che accusa D'Alema di volersi liberare «insieme a Berlusconi anche del bipolarismo, peggiorando la già pessima legge elettorale».

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani prova a tirare i fili del dibattito, ricordando che la legge elettorale è nel campo delle «regole», quindi la riforma va fatta «con chi ci sta» e non è solo un problema del suo partito. Quanto al modello da adottare, un sistema «sostanzialmente» bipolare ma «flessibile» può venire fuori «da una correzione del modello tedesco o da una correzione del Mattarellum». E a chi dice che «un certo meccanismo non consentirebbe il Pd o l'Ulivo», manda a dire: «Ma vogliamo scherzare? Il Pd è il partito del secolo. Il problema semmai è che c'è ancora Berlusconi».

Franceschini: «Riforma anche se Berlusconi è contro» - La scelta di un modello di legge elettorale non è una priorità ma il Pd si batterà per cambiare l'attuale anche nonostante la prevedibile opposizione del leader del centrodestra, Silvio Berlusconi. Lo ha detto al Tg3 il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini. «Non mi sembra sia una priorità del Paese», dice rispondendo a una domanda sulla scelta fra proporzionale alla tedesca o maggioritario. «L'unica cosa indispensabile - sottolinea - è spiegare a tutti che non si può tornare a votare con una legge elettorale che toglie ai cittadini il diritto di scegliersi gli eletti. Si possono votare soltanto le liste. Partiamo da questo, poi un'intesa si potrà trovare».
Si può fare - chiede l'intervistatore - una nuova legge elettorale contro Berlusconi, colui che ha vinto le elezioni? «Berlusconi - replica Franceschini - vuole difendersi a tutti i costi una legge elettorale che gli dà il diritto di nominare i deputati e che può fare avere un premio di maggioranza anche a chi prende soltanto il trenta per cento dei voti. Quindi è chiaro che si opporrà con tutte le sue forze ma noi - avverte - dobbiamo ugualmente provare a capire se in Parlamento c'è modo di cambiarla».