28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Politica | PD

Bersani lancia il nuovo Ulivo: molti sì, ma anche dubbi

La crisi del centrodestra ha ormai ridisegnato la geografia interna del Pd. Parte di «Area Democratica» ormai col segretario. Ma Veltroni, Sel e Idv...

ROMA - Dopo un lungo silenzio Pier Luigi Bersani torna sulla scena, il segretario democratico parla pochi giorni dopo Walter Veltroni e mette sul tavolo la sua proposta, che fa da controcanto a quella illustrata dall'ex sindaco di Roma: se Veltroni dice no alle «sante alleanze» contro Silvio Berlusconi e richiama il valore del bipolarismo come fondante, Bersani ripropone un «nuovo Ulivo» che coinvolga «tutte le forze progressiste», una «alleanza democratica» che permetta una «legislatura costituente» e punta a «sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo». Due percorsi abbastanza diversi e basta scorrere le tante prese di posizione arrivate durante la giornata per ritrovare, a parti invertite, gli stessi schieramenti che avevano commentato l'intervista di Veltroni.

Con Bersani si schiera la maggioranza del partito, da Rosy Bindi al lettiano Francesco Boccia e al dalemiano Ugo Sposetti, passando per Vasco Errani e Vannino Chiti; non solo, si conferma la ormai stabile convergenza di un pezzo della minoranza sulle posizioni del segretario: Piero Fassino, che era stato critico verso Veltroni, plaude al progetto di Bersani, dopo che peraltro nei giorni scorsi lo aveva indicato come unico possibile candidato premier in caso di elezioni anticipate; e si schierano con il segretario anche gli uomini di Dario Franceschini, a cominciare da Antonello Giacomelli e Francesco Garofani.

Fuori dal partito, il leader del Pd raccoglie anche il consenso di Paolo Ferrero (Prc-Federazione della sinistra), del verde Angelo Bonelli e di Pier Ferdinando Casini che, forse con una qualche malizia, plaude all'idea di «riorganizzare l'area della sinistra democratica», una definizione che non farà piacere agli ex Ppi del partito.

Più diplomatico il commento di Antonio Di Pietro, che dice di apprezzare la proposta di Bersani, aggiungendo però un paletto: Bene Bersani, «purché si passi per le urne», vale a dire niente governi di transizione. E se Nichy Vendola rimane in silenzio, per Sel parla Gennaro Migliore che boccia l' «alleanza democratica». Dice Migliore: «Una riedizione del passato in forma di ammucchiata non serve, con un partito grande e tanti cespugli: bene parlare di una coalizione ampia, ma bisogna chiarire il programma e fare le primarie per la leadership».

Dentro il partito, poi, il no più esplicito è quello di Giuseppe Fioroni, che invece si era schierato con Veltroni: «Io personalmente ritengo che un'alleanza da Ferrero a Fini sia qualcosa di complesso, di poco comprensibile, di molto poco serio». E critici sono anche Mario Barbi, Vincenzo Vita ed Enrico Gasbarra, anche loro tra i 'supporter' dell'ex sindaco di Roma due giorni fa.

Veltroni, invece, non parla, ma è Walter Verini, il suo più stretto consigliere, a commentare. Riconosce a Bersani che «alcune delle cose dette aiutano a rafforzare un ruolo di opposizione oggi e di possibile alternativa domani», ma non manca di far trapelare più di una perplessità: bene «la riaffermazione dello spirito dell'Ulivo del '96, il cui progetto veniva a compimento proprio con la nascita del Pd. Se quel Pd avesse continuato il suo cammino oggi l'alternativa sarebbe più credibile». E poi, Verini cita, probabilmente non a caso, Chiamparino, accreditato come possibile rivale proprio di Bersani in caso di elezioni anticipate: «Non possiamo pensare a riedizioni fallimentari di formule come quelle dell'Unione e dovremmo convincerci, come dice Chiamparino, che la somma aritmetica delle sole sigle dei partiti non è di per sé garanzia di vittoria».

Di fatto, la crisi del centrodestra ha ormai ridisegnato la geografia interna del Pd, con un pezzo della minoranza (Fassino, Franceschini, Marini) ormai stabilmente sulle posizioni di Bersani e Veltroni tornato a rappresentare l'alternativa al segretario. Un'alternativa, però, che guarda anche fuori dal partito e che, secondo alcuni dei suoi sostenitori tra i democratici, solo in quella dimensione potrà concretizzarsi in un nuovo Pd, un Pd 'fuori dal Pd'. Bersani, dopo la sortita di Veltroni e l'ipotesi del ticket Chiamparino-Vendola, ha serrato le fila dei democratici, avanzando ormai quasi ufficialmente la propria candidatura a guidare la nuova «alleanza democratica».