24 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Intervista a «La Stampa»

Palazzolo: la mano dello Stato nelle stragi di mafia

Parla l'uomo accusato di essere il cassiere dei clan, latitante da 20 anni. Robert Von Palace Kolbatschenko, al secolo Vito Roberto...

ROMA - Robert von Palace Kolbatschenko, al secolo Vito Roberto Palazzolo: un mistero vivente. Accusato di essere la mente del riciclaggio dei profitti mafiosi, nel 1985 era stato condannato in Svizzera a tre anni di prigione nell'inchiesta 'Pizza Connection'. Uscito dal carcere si era trasferito in Sudafrica, dove vive ancora oggi. Da oltre vent'anni la magistratura italiana chiede, senza esito, la sua estradizione. Palazzolo ha accettato di raccontare la sua versione in esclusiva al quotidiano La Stampa.

«La mia storia processuale italiana - afferma nel corso dell'intervista a La Stampa - dimostra come sia stato oggetto di una vera persecuzione giudiziaria. Mi limito a dichiarare che sono stato condannato per 'dolo eventuale', per aver consegnato 203 chili d'oro in lingotti a persone che in quel momento non potevo escludere facessero parte dell'organizzazione dedita al traffico di droga».

Si considera vittima di vendette? «Sì. Qualcuno, come si dice in Sicilia, ha pulito il suo coltello su me. Sospetto di una parte della mafia, supportata da aiuti esterni». Cioè? «Apparati deviati dello Stato», risponde Palazzolo.

Chi fece le stragi di mafia negli Anni Novanta? «E' impossibile che i mafiosi abbiano fatto tutto da soli. Come potevano sapere gli spostamenti di un magistrato che viaggiava con voli privati di Stato? E poi che interesse avevano a colpire Falcone, quando ormai si era trasferito a Roma».

La trattativa fra Stato e mafia c'è stata? «Solo i capi del Ros lo sanno», risponde Palazzolo.