24 agosto 2025
Aggiornato 09:30
Editoriale

Fini pentito? Berlusconi non ci crede

Il premier respinge la proposta di tregua del «cofondatore»: è tardi

ROMA - Alla fine hanno vinto i falchi. Dopo una notte dei vertici del Pdl, passata a studiare le mosse e le contromosse per rispondere ad un Fini inaspettatamente conciliante, la decisione finale, come sempre, l’ha presa Silvio Berlusconi: «E’ troppo tardi», ha sentenziato il premier.

BERLUSCONI SCOPRE LE CARTE - E’ evidente che nella decisione presa da Berlusconi la questione temporale centra ben poco.
Il presidente del Consiglio è un genio delle trattative e come ogni giocatore di poker sa mettere da parte emozioni e risentimenti al momento di vagliare l’opportunità di andare a vedere un rilancio (con la possibilità di smascherare un bluff) oppure passare la mano.
Berlusconi ritiene quindi che sia passato il momento del ping pong con Fini: finora, infatti, il suo antagonista nel Pdl ha dimostrato di saper sfruttare al massimo gli spazi che gli sono stati consentiti da una partita giocata sull’ambiguità. Ed è indubbio che abbia ottenuto anche risultati rimarchevoli dalla sua ambivalenza. Inoltre Fini, giocando a cavallo di un confine indefinito, una sorta di «dentro- fuori» del Pdl è riuscito a rimpossessarsi di un marchio di fabbrica del vecchio An, come la difesa della legalità, che lo ha rilanciato anche in chiave progettuale: oggi a distanza di qualche mese da quando è partito l’attacco interno al Pdl, il presidente della Camera non è più solo la zanzara che ronza intorno a Berlusconi per succhiargli pezzi di potere (ruolo ha decretato la fine di Follini e l’uscita indolore di Casini) ma si è ricavato il ruolo di portabandiera della legalità.

LA RESA DEI CONTI - Per Berlusconi temporeggiare ancora significava consentire a Fini vantaggi che avrebbero potrebbero effettivamente fare male sia alla sua leadership che alla struttura portante del Pdl.
Quindi ha deciso che fosse meglio non procrastinare ancora la resa dei conti.
Inoltre la proposta di tregua lanciata da Fini, se rigettata al mittente, in questo momento può essere sfruttata dal premier come il primo segno di cedimento del «cofondatore» e come segnale di forza da mandare a quei presunti finiani che finora hanno lasciato il piede in due staffe in attesa di vedere che piega avrebbe preso la disfida.

STASERA IL VERDETTO - Stasera dall’ufficio di presidenza del Pdl sapremo quali effetti pratici avrà la rottura e quali sanzioni il partito vorrà adottare nei confronti di alcuni finiani di ferro come Granata, Boccchino e Briguglio.
Sapremo anche quale sarà la risposta di Gianfranco Fini.

I COMMENTI - Per Sergio Romano sul Corriere della Sera alle attuali condizioni la rottura «è una strada obbligata»per interrompere un bisticcio che sta paralizzando il Paese . Ma per Romano sarebbe stato meglio se Berlusconi avesse accettato la proposta di Fini di «resettare tutto senza risentimenti» avanzata dal presidente della Camera in una intervista la Foglio.

Ma Francesco Verderami, sempre sul Corriere della Sera, prospetta una ulteriore ipotesi: questa sera Berlusconi potrebbe adottare questa tattica: Risparmiare Fini e accettare «il suo pentimento», mentre potrebbe far rotolare la testa dei suoi uomini più fedeli. In questo caso la mano tornerebbe al Presidente della Camera, essendo stato messo nelle condizioni di piegare il capo in segno di resa o di essere lui a decidere di andarsene.
E’ una partita a scacchi, come si vede giocata più con la testa (o con le teste) che con il cuore. Intanto agli italiani non sanno come farsi passare il mal di pancia della quarta settimana..