19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Votazione finale

La riforma dell'Università oggi sarà legge

Gli emendamenti non stravolgono il testo. Ieri l'ok ai primi 4 articoli del ddl. L'incarico dei Rettori comporterà un limite temporale

ROMA - Non saranno decisive le modifiche apportate al testo di riforma dell'università dagli emendamenti presentati in Senato. Entro questa sera l'aula dovrà esaminarne oltre 400, 80 dei quali presentati dalla maggioranza, e procedere alla votazione finale. La probabile approvazione di una parte degli emendamenti non sembra quindi destinata a stravolgere i punti essenziali della riforma. Ad iniziare dal discusso limite temporale, sei anni, che avranno i ricercatori per riuscire a fare propria l'abilitazione al'insegnamento come associato. In caso contrario non potranno più continuare l'attività accademica.

Ieri mattina sono stati approvati i primi quattro dei complessivi quindici articoli del ddl di riforma. L'accesso alla docenza non prevede deroghe o sanatorie per i circa 20mila attuali ricercatori a tempo determinato. L'iter che saranno chiamati a seguire è lo stesso di quelli che approdano oggi negli atenei: per tutti c'è il rischio fondato (basti pensare che attualmente i posti destinati al turn over sono appena il 20%) di rimanere esclusi per sempre dall'attività accademica.

RETTORI - Anche l'incarico dei rettori comporterà un limite temporale: mentre ancora oggi per un rettore è possibile rimanere in sella ad un ateneo anche 16 anni, la riforma prevede che al massimo i responsabili delle sedi accademiche potranno firmare due incarichi da quattro anni ciascuno. Ed in caso di gestione non oculata potrà scattare la sfiducia del senato accademico: in tal caso servirà, comunque, il 75% dei voti.

PROFESSORI ORDINARI - La riforma toccherà da vicino anche i professori ordinari, ad iniziare da quelli a tempo pieno: per la prima volta saranno chiamati a svolgere attività formativa per almeno 1.500 ore nell'anno solare, di cui 350 ore specifiche di didattica. Per i docenti accademici inquadrati a tempo determinato, le ore di attività previste diventeranno 750: di queste, almeno 250 dovranno essere spese per la didattica.

CONCORSI - Novità in vista anche per quel che riguarda i concorsi, che nelle intenzioni dei realizzatori del ddl diventeranno meno pilotati dai 'baroni: le selezioni saranno affidate ad una commissione composta da quattro docenti ordinari estratti a sorte. Più rilevanza verrà data, rispetto ad oggi, alla produzione da parte dei candidati di pubblicazioni, esperienze internazionali, didattica svolta: a verificarne la rilevanza sarà una commissione ad hoc che potrà «acquisire pareri scritti pro veritate sull'attività scientifica dei candidati da parte di esperti revisori in possesso delle caratteristiche».