28 agosto 2025
Aggiornato 12:00
Bankitalia: commissariare il Credito Cooperativo Fiorentino

Verdini a Fini: non mi dimetto dal Pdl

Interrogatorio di nove ore per il coordinatore del partito. Il coordinatore Pdl: «Contro di me aggressione mediatica»

ROMA - «Bisogna vedere le motivazioni di Fini. E' una richiesta largamente impropria. Non c'è alcun motivo per dimettermi». Ha detto così rispondendo alle domande dei cronisti, Denis Verdini, ieri sera appena fuori il palazzo di giustizia della Capitale. Il coordinatore del Pdl è stato interrogato ieri per quasi 9 ore nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3 e il giro di corruzione sugli appalti per gli impianti di energia eolica da realizzare in Sardegna.

«AGGRESSIONE MEDIATICA» - Verdini ha poi proseguito: «Fini conosce questo procedimento giudiziario? Al momento io sono solo indagato, e vorrei ricordare che nel nostro Paese ci sono tre gradi di giudizio. In questa fase, quella istruttoria, viene dato molto spazio all'accusa, ma poi bisogna ascoltare la difesa. E questo vale per Fini e quelli come lui». Si è tolto un peso?, è stato chiesto. «Non ce l'avevo prima e non me lo sono tolto. Sono tranquillo, soddisfatto».
«Ho aspettato a parlare, in tutto questo tempo. Per rispetto ai magistrati. Ma dico che in politica bisogna essere coerenti e con quello che si ha intorno», ha detto ancora Verdini. Rispetto all'ultimo periodo il coordinatore del Pdl, ha aggiunto: «Se mi sono dimesso dal Credito fiorentino sono stato oggetto di una aggressione mediatica senza eguali. E senza dire che sui giornali si riportano imbrogli, cose non vere, dico che la verità va tutelata. Io e gli altri ci siamo tolti un problema. Sono state riportate inesattezze e conclusioni tratte in fretta».
«Adesso mi dedico alla politica - ha continuato Verdini - Quel che ho fatto oggi è un passo importante. Mi dite che sono stato indagato dalla Procura di Firenze, risponderò a tempo debito. Dico che ci dovrebbe essere il segreto istruttorio, voi lo violate e fate bene. Rifletto che nel nostro Paese tante categorie hanno diritti, e che il cittadino viene sballottato da una parte all'altra. Anche e soprattutto per questo dico meno male che c'è Berlusconi».

LA NUOVA ACCUSA - In serata si è poi appreso che Verdini è indagato anche in un filone dell'inchiesta della Procura fiorentina sui grandi eventi. L'iscrizione di Verdini sul registro degli indagati, con l'ipotesi di reato di mendacio bancario, risalirebbe ad alcuni mesi fa, e sarebbe in relazione ai rapporti economico-finanziari tra il Credito Cooperativo Fiorentino e la ditta di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello (Btp), presieduta fino ad alcuni mesi fa da Riccardo Fusi, dimessosi dopo l'iscrizione sul registro degli indagati per corruzione, nell'ambito dell'inchiesta sull'appalto per la scuola marescialli dei carabinieri di Firenze. Secondo gli inquirenti, le ragioni di credito presentate dalla Btp al Credito cooperativo, si sarebbero basate su documenti non veritieri. Da qui l'ipotesi di reato di mendacio bancario.

COMMISSARIATO IL CREDITO FIORENTINO - Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha firmato il decreto per commissariare il Credito cooperativo fiorentino. Lo rende noto il Tesoro, spiegando che «la proposta di commissariamento, formulata dalla Banca d'Italia, è arrivata ed è stata protocollata nella giornata di mercoledì 21 luglio presso la segreteria del Cicr».
La pratica è stata quindi «immediatamente istruita dagli uffici ed è stata siglata dal direttore generale del Tesoro, segretario del Cicr, nella giornata di venerdì». Lunedì 26 luglio è stata poi ritrasmessa al Gabinetto del ministro per la firma e oggi Tremonti ha siglato il decreto.
Il commissariamento della banca - presieduta fino a qualche giorno fa dal coordinatore del Pdl, Denis Verdini - è stato chiesto da Bankitalia «per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative».

LA RUSSA - Denis Verdini «sulla sua parola d'onore mi ha detto che non ha commesso nessun reato e io ho il diritto-dovere di credergli». Lo ha detto il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, intervistato dal Tg3. Secondo La Russa, Verdini non si deve dimettere: «Se accettassimo il principio che qualunque accusa presuppone le dimissioni, faremo il gioco di chi vuole destabilizzare tutto».

URSO - «Credo che la stessa sensibilità Verdini debba manifestarla anche nei confronti del partito, e per le stesse motivazioni che lo hanno spinto a dimettersi da presidente della Banca del Credito Cooperativo Fiorentino». E' il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ad intervenire così sulle vicende nel Pdl, a margine del Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta, dove e'ospite questo pomeriggio. Urso parla anche a proposito delle ipotesi di coordinatore unico del Pdl ribadendo che «sono superate le motivazioni per cui il partito deve avere tre coordinatori, dal momento stesso in cui Gianfranco Fini per primo, e poi lo stesso Silvio Berlusconi, hanno di fatto azzerato le ripartizione tra gli ex di An e gli ex di Forza Italia e aperto un dibattito libero e certamente non precostituito». «Ci auguriamo tutti - osserva - di trovare un'intesa strategica per garantire la piena governabilità dei prossimi tre anni di legislatura, con un esecutivo e una maggioranza che a partire dal Popolo delle Libertà possa imprimere una decisa svolta modernizzatrice al paese».

CODICE ETICO - Gianfranco Fini «ha il diritto, non solo il dovere, di dire quello che dice», ora il Presidente della Camera si incontri con Silvio Berlusconi e insieme siglino un «patto strategico». Il viceministro allo Sviluppo economico ed esponente finiano del Pdl Adolfo Urso in un'intervista a Repubblica nella quale sollecita anche il varo di «un codice etico» del partito, per divenire «fino in fondo il partito della legalità».