26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Berlusconi: «Le correnti paralizzano il partito»

Il Pdl a Orvieto «processa» Granata

E lui: «Prima Cosentino e Verdini». La Russa: «Fuori i nomi o lasci il partito». Si avvicina la resa dei conti nel partito. Il nodo-Fini da sciogliere

ORVIETO - Dentro o fuori, forse meglio fuori e comunque almeno a 'processo'. Fabio Granata a Orvieto non c'è, ma di lui si parla senza sosta. Un modo, forse, per non nominare direttamente Gianfranco Fini, che pure torna nei ragionamenti di tutti, militanti e stato maggiore pidiellino, riuniti per la convention di Gianni Alemanno in Umbria. L'attacco è ormai partito e Maurizio Lupi, sulla scia di Mario Valducci, diventa il megafono della 'scomunica': dopo le dichiarazioni sulle vicende del 1992-93 Granata scelga, lasci il partito o si sottoponga al giudizio dei probiviri del Popolo della libertà.

RESA DEI CONTI - La resa dei conti è vicina, almeno ad annusare l'aria di Orvieto. I dirigenti del Pdl arrivano 'carichi', Lupi non nasconde che è ormai il momento della verità. Inizia Franco Frattini, seguiranno Gasparri e Cicchitto e Lupi, tutti a chiedere che non si strumentalizzi la questione morale. E tutti a invocare fin dal mattino l'ultimo atto, come fa Frattini quando chiede di smetterla con «con l'opposizione interna continua». Poi c'è il sindaco di Roma, si rivolge al Presidente della Camera e a Berlusconi e li invita a «tentare di raggiungere un'intesa», o almeno a «provarci seriamente».

GASPARRI - Ma sul palco c'è grossa parte di quel mondo ex An ormai lontano da Fini. E a lui Gasparri pensa quando rimprovera quella «carica istituzionale» che non si è impegnata per le Regionali, ma ha fatto e continua a fare politica: «Allora perché non impegnarsi almeno due giorni in campagna elettorale?». E sempre a Fini, senza nominarlo, sembra rivolgersi Altero Matteoli quando difende la leadership carismatica del Cavaliere e ricorda: «Noi veniamo da una storia che ha avuto leader carismatici e anche quando non avevamo un leader che non aveva la stazza del carismatico il partito l'ha costruita perché diventasse tale».

GRANATA - Granata intanto risponde a mezzo stampa, si dice pronto ad affrontare i probiviri, ma a patto che la stessa sorte sia riservata a «Verdini e Cosentino». Verdini, proprio il coordinatore di quel Pdl che ora tutti si propongono di rilanciare, magari con quei congressi locali sollecitati da Alemanno con una petizione. Con alcuni distinguo i dirigenti presenti sottoscrivono, ma è chiaro a tutti che prima c'è da risolvere il nodo Fini. Accadrà a breve, a sentire Cicchitto, subito dopo la manovra e le intercettazioni. Come ancora nessuno lo dice chiaramente, ma se lo strumento dovesse essere i probi viri, il finiano Andrea Augello ricorrerebbe come oggi all'ironia: «Se convochiamo i probiviri per una sciocchezza come quella di Granata, per capire quello che è successo a Caldoro in Campania bisognerà convocare la Corte Marziale».

LA RUSSA: FUORI I NOMI - «Dico all'amico Fabio Granata: o dici nomi, cognomi o almeno dai indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia, e in quel caso io non potrei stare un minuto di più nel governo se una cosa del genere fosse vera, oppure tu chiedi scusa o lascia il partito». Lo afferma a Orvieto il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa.
In precedenza La Russa aveva detto: «O Granata ha elementi per sostenere che nel governo ci sono persone che ostacolano le indagini sulla mafia e allora sono io che me ne vado dal Pdl, perché me lo imporrebbe la mia storia. Ma deve fornire i nomi, non dico una prova giudiziale ma indizi forti. Altrimenti la sua e', come io penso, una frase da quaquaraquà, pronunciata per finire sui giornali. E allora non servono i probiviri, perché Granata sarebbe incompatibile politicamente per una coabitazione nel Pdl».