24 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Ddl intercettazioni

Pd: fatto un passo in avanti, ma non ci siamo ancora

Ferranti: «La caduta del bavaglio è apparente. L'udienza filtro senza termine è finta»

ROMA - Le nuove modifiche presentate oggi dal governo al ddl intercettazioni rappresentano «sicuramente un piccolo passo avanti che, anche grazie alla tenacia del Pd, allenta il bavaglio all'informazione, ma non basta per poter dire che il ddl è migliorato: il diritto di cronaca sarà variabile di caso in caso e molte indagini saranno comunque a rischio». Lo dice la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti.

«Con le nuove norme - sottolinea - la caduta del bavaglio alla stampa nel corso delle indagini è infatti solo apparente, visto che l'assenza di un termine preciso entro il quale il giudice deve fissare la cosiddetta 'udienza-filtro' per selezionare le intercettazioni rilevanti rende, di fatto, variabile e incerto nel tempo l'effettività del diritto di cronaca».

«Ancora più grave - rileva la democratica - è il fatto che l'emendamento non solo non elimina gli ostacoli alle indagini, ma addirittura ne peggiora gli effetti. Penso al caso dei cosiddetti atti d'indagine 'a sorpresa' (perquisizioni, sequestri o ispezioni), per i quali le nuove norme introducono una discovery anticipata e quindi l'obbligo per il pubblico ministero di trascrivere e depositare le conversazioni rilevanti che li hanno originati. Si tratta di un evidente ed incomprensibile adempimento che rallenta le indagini nei confronti della criminalità organizzata e, a volte, può addirittura comprometterne il risultato. Domani presenteremo i sub emendamenti a questo nuovo testo, ma è evidente che la calendarizzazione in aula per il 29 luglio è sempre meno probabile visto che, in commissione, si dovranno valutare a fondo gli impatti del provvedimento alla luce dei nuovi emendamenti».