Brancher, Ministro per 18 giorni
Le polemiche e il giallo delle deleghe, cronistoria dal giuramento alle dimissioni
ROMA - Il giuramento il 18 giugno al Quirinale, le dimissioni il 5 luglio annunciate in un'Aula di tribunale. E' questa la veloce parabola dell'Aldo Brancher ministro. Diciotto giorni in tutto, un incarico-flash: meno di lui soltanto i quattro ministri, tra cui Francesco Rutelli, che nel '93 sotto il governo Ciampi rimasero in carica 24 ore prima di dimettersi per il no della Camera all'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi.
Pochi giorni, ma molte polemiche intorno alla figura dell'esponente Pdl da sempre considerato l'ufficiale di collegamento tra Berlusconi e la Lega.
17 giugno: A sorpresa in serata viene battuta la notizia dell'imminente giuramento a ministro dell'allora sottosegretario alle Riforme. In un primo momento pare essere destinato a ricoprire il ruolo di responsabile dello Sviluppo economico, ancora affidato all'interim di Berlusconi dopo le dimissioni di Scajola. Con il passare delle ore emerge che si dovrebbe piuttosto trattare di un nuovo ministero senza portafoglio.
18 giugno: Il presidente del Consiglio annuncia, durante la riunione dell'esecutivo, l'intenzione di nominare Aldo Brancher ministro. La dicitura almeno in un primo momento è 'al Federalismo'. Brancher giura al Quirinale. Con lui, oltre al premier, ci sono anche i ministri Calderoli e Tremonti. L'opposizione già contesta la nomina, sottolineando la possibilità per il neo ministro di ricorrere al legittimo impedimento nel processo Antonveneta in cui è imputato.
20 giugno: La Lega si riunisce a Pontida. Nella base c'è malumore per la nomina di un ministro ad hoc su una materia-bandiera del Carroccio. Interviene Umberto Bossi: «Il ministro del Federalismo sono io». La competenza di Brancher da quel momento diviene 'al Decentramento'.
21 giugno: Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, cena ad Arcore con lo stesso Brancher, Umberto Bossi e Roberto Calderoli.
24 giugno: A una settimana dalla nomina a ministro, Aldo Brancher invoca il legittimo impedimento durante il processo Antonveneta. «Deve organizzare il ministero» è la motivazione addotta dai suoi legali. Le opposizioni insorgono, anche i 'finiani' prendono le distanze.
25 giugno: Il Quirinale emette una nota per spiegare che per Brancher non sussistono ragioni per invocare il legittimo impedimento giacché è stato messo a capo di un ministero senza portafoglio. Le opposizioni ne chiedono le dimissioni. Ma anche nel Pdl non sono più soltanto i fianini a sostenere che è stato commesso un errore. Anche Umberto Bossi sostiene che l'aver chiesto il legittimo impedimento sia stato «poco furbo».
26 giugno: In un'intervista Brancher respinge al mittente la richiesta di dimissioni e rilancia: «Qui c'è qualcuno che sta manovrando il Quirinale contro di me». Ma da più parti si comincia a chiedere che il neo ministro rinunci almeno al legittimo impedimento. Decisione che in serata viene annunciata dal suo legale.
27 giugno: Cresce il 'giallo' delle deleghe del neo ministro, mai pubblicate in Gazzetta ufficiale. Ma soprattutto Brancher sostiene in un'intervista al Tg3 che tanto accanimento mediatico nei suoi confronti avrebbe a che fare con l'eliminazione degli azzurri dai mondiali. «L'Italia perde - dichiara - e la gente se la prende con me». E scoppia una nuova bufera.
28 Giugno: Aldo Brancher torna ancora una volta a dire di non aver alcuna intenzione di dimettersi e spiega che si sta preparando per l'udienza del 5 luglio. Roberto Calderoli, in un'intervista al Corriere della Sera, ammette che della nomina a ministro «Bossi sapeva tutto».
30 giugno: La capigruppo della Camera calendarizza per l'8 luglio la mozione di sfiducia nei confronti di Brancher presentata da Idv e Pd. Il ministro Elio Vito, durante il question time, spiega che è stato promosso per «coaudiuvare altri ministri».
2 luglio: Brancher incontra Berlusconi a palazzo Grazioli. L'ipotesi che si dimetta da ministro comincia a farsi più insistente.
4 luglio: Nuovo incontro Berlusconi-Brancher ad Arcore: è lì che matura la decisione delle dimissioni.
5 luglio: Brancher si presenta in tribunale per il processo Antonveneta, annuncia le dimissioni e che ricorrerà al rito abbreviato. Silvio Berlusconi, in una nota, spiega di condividere la decisione: Ha voluto «evitare - osserva il premier - il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali».
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