29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Ddl intercettazioni

Fini strappa ancora. Il PdL insorge

«Prima la manovra, ma da lunedì la commissione Giustizia già al lavoro»

ROMA - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, spariglia di nuovo le carte del ddl intercettazioni e, da Benevento, svela l'agenda di Montecitorio: «prima la manovra, poi le intercettazioni», perchè «discutere non fa male» e «non serve correre». Immediata, e piuttosto dura la replica del partito di Fini, il Pdl, che invece, con i capigruppo di Camera e Senato, torna a ribadire che l'ok di Montecitorio deve arrivare «al più presto» e che il testo del Senato, frutto di un voto «unanime» dell'ufficio di presidenza del partito, è «immodificabile». In mezzo, il Pd, che chiede e pare ottenere da Fini che «il dibattito non venga strozzato». Nessun pericolo, risponde ancora il presidente della Camera, perchè i tempi sono decisi dal regolamento parlamentare.

Ciononostante, la partita politica nel partito di maggioranza deve fare i conti con l'oggettività delle cose: calendario alla mano, si vede chiaramente che i tempi per l'approvazione del dl manovra sono già piuttosto risicati. Un'occasione che Fini non si fa sfuggire e che da Benevento sostanzia e fa propria: «al di là delle connotazioni di merito - dice - bisogna ricordare che l'intervento che varato dal governo il 25 maggio per tenere a bada i conti pubblici deve essere discusso massimo in 60 giorni, impossibile la reiterazione. Nel calendario del mese di giugno, quindi, non c'è il ddl sulle intercettazioni e non se ne discuterà. E' invece prevedibile che venga trattato verso fine luglio o - conclude il presidente della Camera - in un periodo ancora successivo».

Nel mentre, però, il testo sulle intercettazioni, approvato con voto di fiducia al Senato la settimana scorsa, potrà essere ampiamente trattato, visto che verrà incardinato già lunedì prossimo in commissione Giustizia a Montecitorio. Un periodo piuttosto lungo a disposizione dei 'detrattori' del testo, che preoccupa i sostenitori dell'ultima versione del ddl, che avrebbero invece preferito un esame e un voto 'lampo'. Soprattutto, si guarda con sospetto alla riunione di questa mattina tra il presidente della Camera e la sua consulente giuridica, nonchè presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, con la quale, secondo fonti finiane, avrebbe fatto u8na lunga discussione sui tempi e su eventuali modifiche possibili al ddl, che se però venissero apportate davvero porterebbero il testo a una quarta lettura in Senato, con tempi piuttosto lunghi.