3 settembre 2025
Aggiornato 11:30
Sisma Abruzzo

«Mancato allarme per il terremoto». Sotto inchiesta la «Grandi Rischi»

L'accusa: omicidio colposo. Già notificati sette avvisi di garanzia: tra loro alcuni vertici della Protezione Civile

L'AQUILA - I terremoti sono molto difficili da prevedere, e sei giorni prima del sisma in Abruzzo la Commissione Grandi Rischi si era riunita dichiarando «improbabile» una scossa distruttiva. Era il 31 marzo 2009 e lo sciame sismico interessava l'Abruzzo da mesi, con scosse e micro-terremoti. Del verbale di quella riunione si sapeva già tutto: la novità è che oggi la Procura dell'Aquila ha notificato una decina di avvisi di garanzia per omicidio colposo per 'mancato allarme' a chi aveva partecipato a quella riunione.

In sostanza gli esperti della Grandi rischi non avrebbero fornito ai cittadini tutti gli elementi necessari per mettersi in salvo nel caso di un terremoto devastante. Una fatalità che qualche ora più tardi si sarebbe verificata.

Secondo il verbale della riunione (che si era svolta all'Aquila ed era durata un'ora, dalle 18.30 alle 19.30) erano presenti Franco Barberi (vicepresidente della commissione), Enzo Boschi (direttore dell'Ingv) accompagnato da Giulio Selvaggi (direttore del Centro Nazionale Terremoti), Gian Michele Calvi (presidente della fondazione Eucentre, European Centre for Training and Research in Earthquake Engineering), Claudio Eva (professore di Fisica terrestre e Sismologia a Genova), Bernardino De Bernardinis (vice capo del settore tecnico-operativo della Protezione civile), Mauro Dolce (direttore dell'ufficio Valutazione, prevenzione e mitigazione del rischio sismico della Protezione civile), l'allora assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, Altero Leone (responsabile della Protezione civile regionale).

La riunione era terminata praticamente in un nulla di fatto, senza decisioni, con i vari esperti che a turno avevano spiegato l'impossibilità di predire terremoti L'unico punto su cui tutti avevano concordato era la necessità («unica difesa dai terremoti«) di rafforzare le costruzioni e migliorare le loro capacità di resistere al sisma. Ma per L'Aquila e dintorni sarebbe stato troppo tardi.