12 ottobre 2025
Aggiornato 05:00
Ddl intercettazioni

Fini incassa un no, ma si tratta fino all'8

I nodi sul tavolo sono la durata e la norma transitoria. Domani vertice da Berlusconi. La Bongiorno tratterà direttamente con Ghedini

ROMA - Dopo l'alta tensione di ieri sul ddl intercettazioni, dal primo piano di Montecitorio, dove oggi il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha riunito i suoi, si getta acqua sul fuoco e si assicura che c'è la volontà comune (di maggioranza e minoranza del Pdl) di una intesa sul testo già al Senato. Tempo per la trattativa, fa notare il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Andrea Augello, oggi tra i commensali della terza carica dello Stato, ce n'è fino a martedì 8 giugno quando il provvedimento tornerà in Aula al Senato. Nel frattempo, giovedì 3 giugno, alle 15.30, si riunirà anche la Consulta della Giustizia del Pdl, coordinata da Nicolò Ghedini, e in quella sede probabilmente si discuteranno le norme su cui Fini si è detto dubbioso e su cui finora maggioranza e governo a Palazzo Madama hanno tenuto il punto.

I punti messi in discussione dai finiani sono la norma transitoria che applica il provvedimento ai processi in corso, la stretta sulle intercettazioni di reati 'spia' di reati più gravi, il limite di durata delle intercettazioni fissato a 75 giorni. Sui primi due punti la linea del presidente della Camera è abbastanza intransigente, sul limite invece la contestazione è «tecnica» e «non politica», come osserva Augello. «Non mettiamo in discussione il limite di 75 giorni ma chiediamo che vengano stabilite parziali deroghe», se all'ultimo giorno le intercettazioni rivelano notizie fondamentali.

Al presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, è affidato il compito di trattare direttamente con Ghedini le eventuali modifiche su cui fino a oggi la maggioranza del Pdl e il governo hanno tenuto il punto. «La maggioranza ha già presentato le proprie modifiche», ha spiegato Maurizio Gasparri al termine del vertice a Palazzo Madama con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il sottosegretario Giacomo Caliendo, il presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli, i senatori Pietro Longo e Giuseppe Valentino e il relatore Roberto Centaro. «Se poi - ha aggiunto il presidente dei senatori del Pdl - in un partito ci sono dei motivi di dissenso o delle divergenze di opinioni, si discuta all'interno del partito, dove poi ci sono degli organi preposti a trovare una sintesi e una linea comune».

E di momenti di discussione nel Pdl da oggi a martedì prossimo se ne contano già due: domani il vertice di capigruppo e coordinatori dal premier Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, giovedì la Consulta della Giustizia del partito. «C'è ancora una settimana, non serve arrivare a una soluzione già oggi. C'è tutto il tempo per riflettere», osserva il sottosegretario alla Giustizia Caliendo. E il finiano Italo Bocchino assicura: «Vogliamo offrire una riflessione con un intento collaborativo e migliorativo del testo per evitare problemi successivamente».