28 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Mafia

Grasso: le stragi del '93 agevolarono un nuovo partito

Il Procuratore nazionale antimafia a Repubblica: «Cosa nostra ebbe in subappalto la strategia della tensione»

ROMA - «Nel '93, Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. Ma ci sono tanti altri episodi da ritirare fuori e rileggere insieme». Nel giorno in cui il Csm lo conferma all'unanimità procuratore nazionale antimafia per altri quattro anni, Piero Grasso rilegge così, alla vigilia del diciassettesimo anniversario della strage dei Georogofili.

Davanti ai rappresentanti dell'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili, - si legge sul quotidiano Repubblica - Grasso ha affermato che le stragi del '93 furono fatte, sostanzialmente, per spianare la strada a «nuove entità politiche» nel momento in cui Tangentopoli aveva appena segnato la fine dei grandi partiti, dalla Dc al Psi.
«L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia rispondendo alle domande degli studenti dei licei - assumeva una duplice finalità: orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e organizzare azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad un'entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli».