23 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Veltroni asseconda

Bersani sigla la «tregua» con la minoranza

Il Segretario del PD fissa i paletti per la manovra. Domani Franceschini-D'Alema

ROMA - La tregua tra Pier Luigi Bersani e la minoranza del Pd sembra funzionare, il copione scritto ieri dal segretario e da Dario Franceschini è stato confermato dalla prima giornata di assemblea nazionale e il partito recupera un'immagine unitaria, alla vigilia della manovra 'lacrime e sangue' che il Governo si appresta a varare.

CANDIDATO PREMIER - Resta sullo sfondo, come previsto, il dibattito sul prossimo candidato premier, l'ipoteca che Walter Veltroni ha provato a lanciare nelle scorse settimane per ora è 'congelata' dall'intesa raggiunta dal segretario con buona parte di Area democratica e l'ex sindaco di Roma sembra fare buon viso a cattivo gioco quando, dopo l'intervento di Bersani, parla di «buona base di discussione».

LA MANOVRA - La minoranza, nei giorni scorsi, aveva chiesto al segretario di «dire la sua» sulla manovra, di non «giocare di rimessa» e Bersani su questo punto non ha deluso le attese di ex popolari e fassiniani. Non si è limitato ad attaccare il Governo («Non c'entra la Grecia, Tremonti ha sbagliato le previsioni«) e a ripetere che il Pd è pronto al dialogo se Berlusconi e Tremonti «ci mettono la faccia», ma ha indicato le priorità del partito: no a nuovi prelievi a carico del lavoro, delle famiglie e delle imprese e mettere invece «il carico» sulla rendita e sulla ricchezza; recupero dell'evasione; riduzione della spesa di beni e servizi per la Pa; apertura di «piccoli cantieri» per stimolare la ripresa.