28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
Editoriale

Fra Fini e Berlusconi oggi c’è Bocchino

Oggi l’assemblea di Montecitorio dovrà decidere sulle dimissioni del vice capogruppo del Pdl

Il giorno è decisivo per la conta dei finiani. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto ha già detto di avere accettato le dimissioni di Italo Bocchino e di non avere intenzione di dimettersi, come conseguenza dell’uscita del suo vice.
Fini ieri a Porta a Porta ha però difeso Bocchino e ha detto che non ritiene giusto che il partito abbia accettato le dimissioni o addirittura abbia manifestato l’intenzione di sfiduciarlo.
Dal punto di vista procedurale è quindi già scontato che il Presidente della Camera perda il primo round della guerra dei nervi che ha ingaggiato con Silvio Berlusconi.
Staremo a vedere che cosa succederà con i numeri.

Intanto a Berlusconi una mano oggi l’ha data Massimo D’Alema. L’ex del leader del Pd insiste infatti nell’assegnare a Gianfranco Fini il ruolo di interlocutore della sinistra. Questo nonostante, a Porta a Porta, Fini abbia rigettato ogni ipotesi di ammucchiata e abbia definito la sinistra «disperata», tanto da cercare a tutti i costi, ma vanamente, di attaccarsi a lui.
E’ chiaro che la presa di distanza e il tono platealmente denigratorio che Fini ha usato nei confronti della sinistra hanno avuto anche l’obiettivo di allontanare dal Presidente della Camera i sospetti che all’interno del Pdl sono nati rispetto ad un possibile inciucio fra lui e l’opposizione.
Ma D’Alema si è subito affrettato a rinfocolare i sospetti e ad offrire su un piatto d’argento delle buone ragioni a destra per accusare la minoranza dei finiani di tradimento.
Non è il primo dei favori, volontari o involontari, che D’Alema fa a Berlusconi e non sarà l’ultimo.