2 maggio 2024
Aggiornato 15:30
Politica | Pd

Ad a Bersani: cambia linea. Maggioranza: congresso è finito

Franceschini: «Tornare allo spirito originario del partito». Bersani: «Sono stupito»

ROMA - Le varie anime del Pd schierano le truppe in vista della direzione di sabato, il primo vero confronto interno dopo le elezioni regionali, e il segretario Pier Luigi Bersani deve fronteggiare le richieste di un «cambio di linea» che arrivano dalla minoranza e che mettono sull'allerta i maggiorenti della sua mozione, per niente disposti a mettere in discussione la strategia uscita dal congresso.

La minoranza, per quanto articolata al suo interno, si ritrova intorno alla richiesta di un azzeramento della linea del Pd; l'area che si raccoglie intorno al segretario, a cominciare dai dalemiani, mette subito un paletto: il congresso è finito, la linea è quella uscita da lì, semmai, terminata la campagna elettorale, bisogna cominciare ad attuare l'impianto congressuale.

Franceschini ieri ha cercato di convincere il segretario a dare qualche «segno» percepibile già da sabato, sottolineando che se ciò non accadrà parte della minoranza è pronta ad dare battaglia. Oggi, all'assemblea dei parlamentari di Ad, Franceschini pur giocando il ruolo di 'moderatore, ha usato toni che hanno irritato il segretario: ha richiamato il «progetto originario» del Pd; ha chiesto una reale co-gestione del partito, perché «la gestione unitaria non significa sostenere chi ha vinto ma che insieme si definisce una linea che fa sintesi»; quindi, ha affondato sul risultato elettorale, sostenendo che il «Pd è circoscritto alle regioni rosse».

Altri hanno detto di più: Antonello Soro ha esplicitamente chiesto di tornare alla «vocazione maggioritaria», dal momento che la linea del congresso «è uscita sconfitta dal voto»; Giuseppe Fioroni ha spiegato che «non c'è elasticità che possa trasformare una sconfitta in una vittoria»; Walter Verini chiede di tornare «al progetto originario», dando una identità «riformista» al Pd; Marina Sereni aggiunge che «il voto è andato male, ma parlare di Lingotto non basta, perché nemmeno noi siamo stati capaci di attuare quel progetto».