19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Le sfide di Bossi

Il senatur: premier leghista e banche del Nord

Vertice notturno da Berlusconi. Schifani avverte: «No a Senato di serie B». E oggi il premier vede Fini

ROMA - Con il rientro di Silvio Berlusconi da Washington entra nel vivo il lavoro della maggioranza e del governo sulle riforme: questa sera il presidente del Consiglio vedrà il leader della Lega, Umberto Bossi, che, forte del risultato elettorale alle Regionali, continua a dettare le condizioni del Carroccio sulle modifiche della Costituzione e oggi si spinge oltre avanzando le pretese del suo partito sulle banche del Nord. Intanto il presidente del Senato, Renato Schifani, rinnova l'appello a riforme condivise e boccia lo stop al bicameralismo perfetto che esclude il Senato dal circuito della fiducia al governo.

«Non una Camera di serie A e l'altra di serie B; entrambi i rami del Parlamento dovranno avere pari dignità costituzionale nei ruoli e nelle competenze a ciascuno assegnati», ammonisce la seconda carica dello Stato, che invita a non avere «fretta» e a cercare intese con l'opposizione perché le riforme costituzionali «devono essere connotate dal raggiungimento di una larga maggioranza che non può e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al Governo». Ma sul dialogo con la minoranza, Bossi fa sapere che prima si arriva a un testo del governo e poi «in Parlamento si vede se il Pd ha interesse a farle con noi». Il leader del Carroccio, incontrando i giornalisti alla Camera, ribadisce che la priorità resta il federalismo per cui serve il Senato federale che, tuttavia, assicura: «Non sarà una Camera di serie B».

A poche ore dall'incontro con Berlusconi, il Senatur mette sul tavolo altre 'provocazioni': la possibilità, paventata già domenica dal Ministro Roberto Calderoli, di un leghista a Palazzo Chigi nel 2013 e l'assalto del Carroccio alle «banche più grosse del Nord» che, parola del ministro delle Riforme, «avranno uomini nostri a ogni livello» perché «la gente ci chiede di prenderci le banche e noi lo faremo». Se da un lato, tuttavia, il leader della Lega 'provoca', dall'altro fa da sponda a Berlusconi sul tema della legge elettorale dicendo che «non si tocca» e associandosi al «no al doppio turno» pronunciato dal Cavaliere contro le posizioni di Fini che invece ritiene indispensabile, se si cambia l'assetto istituzionale, cambiare anche il sistema di voto. Con il presidente della Camera, Berlusconi si vedrà domani: si tratta del primo incontro tra i due dopo le elezioni regionali. Sarà l'occasione per discutere del partito, dei rapporti all'interno del governo e, ovviamente, di riforme.