28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
L'ONG: «ora liberate i volontari»

Emergency, Frattini: lavoriamo perché prevalga la verità

L'associazione umanitaria: «Il governo si attivi». Il ministro: «Le frasi di Emergency sanno di polemica politica»

ROMA - Il ministro degli Esteri Franco Frattini riferirà domani in Parlamento sugli sviluppi dell'arresto dei tre volontari italiani compiuto sabato scorso dalle forze afgane. Ieri è proseguito lo scambio di accuse tra il ministero degli Esteri e la stessa Emergency sui contorni e la natura della vicenda, e ieri sera il ministro ha smussato la questione indicando che «Stiamo lavorando perché la verità prevalga» e insistendo sulla necessità di separare l'aspetto delle garanzie degli arrestati dalle opinioni politiche della loro organizzazione. Frattini ha indicato inoltre che i giudici afgani secondo l'ordinamento attuale hanno 15 giorni per formulare un'accusa contro i tre responsabili italiani di Emergency: una risposta indiretta alle dichiarazioni di oggi dell'organizzazione di Gino Strada, secondo cui, essendo trascorse 72 ore dall'arresto senza una convalida, i tre sarebbero di fatto «sequestrati».

FRATTINI - Il botta e risposta polemico fra Emergency e il ministero aveva preso il via poco dopo la diffusione della notizia dell'arresto, quando il ministero ha preso le distanze specificando che i medici italiani lavoravano «in una struttura umanitaria non riconducibile nè direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla Cooperazione italiana».
Domenica Emergency ha sostanzialmente accusato il governo afgano di un complotto e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha accusato Gino Strada di aver «infangato i valorosi militari italiani». In serata, alla registrazione di Porta a Porta, Frattini ha riferito inoltre che «vi erano altre quattro persone nostre connazionali trattenute in un primo momento» ma successivamente rilasciate grazie all'intervento della diplomazia italiana.

EMERGENCY - La vicenda ha alimentato una forte campagna di solidarietà a favore di Emergency, non solo tra gli esponenti dell'opposizione, che difendono l'associazione: l'appello lanciato dalla Ong sulla prima pagina del suo sito web ha raccolto un istantaneo sostegno popolare, con circa 100.000 firme raccolte in meno di 24 ore. Cresce di circa 700 firme l'ora anche la campagna sul social network Facebook lanciata ieri notte da un gruppo di «gente comune», con centinaia di messaggi di solidarietà in favore dell'associazione.

DIETROFRONT AFGHANO - Nel frattempo, dopo le accuse contro i tre operatori, dagli stessi afghani arriva un parziale dietrofront a proposito delle loro presunte confessioni. «Il Times di Londra mi ha citato in modo sbagliato, soprattutto per il riferimento di un legame fra gli italiani e Al Qaeda e oggi ha chiesto scusa - precisa il portavoce del governo di Helmand, Daud Ahmadi -. Tutto quello che ho da dire è quello che ho dichiarato il primo giorno e non aggiungo altro perché le indagini sono ancora in corso».

LA RUSSA - Intanto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, invita Gino Strada a essere più prudente e a «evitare di accusare il governo afghano di gridare al complotto della Nato e di tirare dentro il governo italiano». Sarebbe più saggio se «prendesse le distanze dai suoi collaboratori, perché può sempre succedere di avere accanto, inconsapevolmente, degli infiltrati» afferma il ministro in un'intervista a La Stampa, nella quale paragona il caso che ha scosso Emergency a quello di altri «infiltrati», come le Br con il Pci o i Nar con l'Msi. Per il ministro, in ogni caso, «la storia del complotto non sta in piedi».