Berlusconi tra lo «tsunami verde» e le dimissioni di Fitto
Forse già domani cena tra Berlusconi e Bossi. L'exploit del Carroccio rimette in discussione anche l'accordo preso prima del voto
ROMA - La richiesta di avere il prossimo sindaco di Milano è già sul tavolo. Ma lo «tsunami verde» non si ferma certo qua: tutti i leghisti assicurano che la partita «la risolveranno come al solito Umberto e Silvio», magari già domani sera in una possibile cena a palazzo Grazioli, ma l'exploit del Carroccio rimette in discussione anche l'accordo preso prima del voto, ovvero Ministero dell'Agricoltura «a disposizione» nel caso in cui avessero vinto sia Zaia che Cota. Una partita in cui si inseriscono anche le dimissioni di Raffaele Fitto, ancora non respinte dal premier. E oltre al riassetto nel Governo, le vittorie leghiste creano un effetto domino anche nel partito, con caselle che si liberano soprattutto a Montecitorio.
ASSICURAZIONE PER LA VECCHIAIA - Di sicuro, assicurano dalla Lega, non sarà in un clima di contrapposizione che Bossi e Berlusconi sistemeranno gli assetti post-regionali: «Per Berlusconi la Lega è un'assicurazione per la vecchiaia», scherza un esponente di primo piano. Ma di sicuro, il patto pre-elettorale «ora va approfondito, va discusso meglio», spiega la stessa fonte. E forse dalla Lega arriverà un aiuto a Berlusconi, che secondo molti esponenti del Pdl tutto vorrebbe tranne che qualcosa di simile a un rimpasto. Magari, ma l'ipotesi è remota, «sacrificando» una presenza al Governo in cambio di ancora maggiori garanzie sulle riforme.
CASO GALAN - La prima tessera da sistemare, spiegano fonti della Lega, non può che essere l'Agricoltura. Partendo dal veto che il Carroccio pone sul sostituto naturale di Zaia, quel Giancarlo Galan che proprio al ministro ha dovuto cedere la presidenza del Veneto. Berlusconi aveva promesso, pochi giorni prima del voto, che per il governatore uscente la 'compensazione' sarebbe stata proprio il ministero lasciato da Zaia, ma la Lega si oppone, infastidita dall'atteggiamento tenuto da Galan nella campagna elettorale («Di certo non si è messo nelle condizioni di avere il nostro via libera», spiega un leghista veneto); e dalle posizioni in tema di agricoltura assunte dallo stesso Galan, in netta contrapposizione alle politiche di Zaia.
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