9 maggio 2024
Aggiornato 00:30
Scuola & Religione

Crocifisso, il Governo ricorre contro la Corte UE

«Dubbi sulla corretta interpretazione della Convenzione dei diritti dell'uomo»

ROMA - Il governo italiano ha depositato, il 29 gennaio scorso, il ricorso sulla sentenza della Corte Europea che considera una violazione della Convenzione dei diritti dell'uomo l'esposizione del crocifisso nelle aule della scuola pubblica. Il ricorso, come spiega una nota del governo, è rivolto alla Grande Camera.

«Come è stato ampiamente pubblicizzato dai media - si legge nella nota -, i giudici di Strasburgo hanno ritenuto un dovere dello Stato quello alla neutralità confessionale, con ricaduta espressa nel campo dell'educazione pubblica obbligatoria, ove la presenza ai corsi è richiesta indipendentemente dal credo religioso ed è mirata alla formazione di un pensiero critico nel discente. La decisione risulta aver creato perplessità e sconcerto, non solo in Italia». Secondo la Corte, continua la nota, «l'obbligo all'esposizione del simbolo della confessione cristiana limita non solo il diritto dei genitori ad educare secondo le loro convinzioni i figli, ma anche il diritto degli alunni di credere in altre confessioni o di non credere affatto.

Con il ricorso, il Governo italiano ha dubitato della decisione, come corretta interpretazione ed applicazione della Convenzione, per la libertà riconosciuta dalla giurisprudenza europea alla regolamentazione nazionale sulle questioni religiose. E' stata rilevata l'inesistenza di una interpretazione condivisa del principio di laicità dello Stato».