24 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Politica. Maggioranza

Farefuturo contro il Giornale: Feltri un «re senza popolo»

«Vende 200mila copie, il partito ha 14 milioni di elettori». E' sempre scontro nel Pdl tra «finiani» e «berlusconiani»

ROMA - E' sempre scontro nel Pdl tra «finiani» e «berlusconiani». A dar fuoco alle polveri il nuovo attacco del Giornale di Vittorio Feltri contro il presidente della Camera Gianfranco Fini, paragonato oggi in prima pagina al nemico di sempre del premier, Antonio Di Pietro. «Eccoci di nuovo qui - scrive Filippo Rossi su Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Fini - a dover polemizzare con il «Montanelli» del nuovo millennio, quel Vittorio Feltri che si è autoproclamato come unico depositario delle idee, degli umori, delle speranze degli elettori del centro destra. Quel Vittorio Feltri che si è fatto re senza popolo, si è fatto generale senza esercito».

«Può farlo, ovviamente, grazie alla gloriosa tradizione pluridecennale del giornale che dirige. E grazie anche al fatto - prosegue Rossi - che lo stesso quotidiano appartiene, casualmente, alla famiglia del leader del centrodestra. E allora, visto che tra quei milioni di elettori c'è anche, da sempre e umilmente, il sottoscritto, è come elettore che mi arrogo il diritto di replicare al capopopolo del Giornale ricordandogli e ricordando a tutti che la politica è cosa più complessa, molto più complessa che vendere i giornali».

Rossi annuncia di voler dare «qualche risposta al capopopolo del Giornale. Quanto vende - si chiede - il Giornale? Centomila? Duecentomila? Grandi numeri, complimenti. Nessuno nega che Vittorio Feltri sia un direttore dalle uova d'oro: lo ha dimostrato ogni volta, dall'Europeo in avanti. Chapeau! Ma quanti sono gli elettori del Pdl? Per la precisione: 13.957.303. Insomma, quattordici milioni circa. E allora, dovrebbe spiegare, Vittorio Feltri perché lui e le sue centinaia di migliaia di lettori dovrebbero rappresentare quattordici milioni di italiani». Un atteggiamento, quello di Feltri, che «ricorda la retorica dei fascisti della prim'ora, quelli che pensavano di essere depositari dell'anima genuina del regime».

«Ma la politica - continua l'articolo - non è questione di identità forti. E' piuttosto questione di dialogo e, ancor di più, di analisi dei problemi. Non è questione di tifo da stadio (anche se a dire il vero, il Corriere dello Sport appare molto più problematico del Giornale) ma di scelte concrete e, soprattutto, argomentate». E invece finisce che «la retorica barricadiera, del muro contro muro, s'impossessa di chi non ha nessuna intenzione di stare in guerra, di urlare, di odiare. E allora si spacciano per verità frasi piene di elementarità ma vuote di significato. Del tipo: 'Ciò che è bianco non può essere condiviso da chi è rosso. Ciò che è rosso non può essere condiviso da chi è bianco'. Firmato, Vittorio Feltri. Non se la prenda Gennaro Gattuso se la frase ci ricorda tanto il titolo del suo libro Se uno nasce quadrato non muore tondo. Un modo postmoderno per bruciare i libri, per sputare addosso alla cultura».

«E a noi che siamo di destra - conclude Ffwebmagazine - non ci rimane che ricordare una frase di Giuseppe Prezzolini: 'La coerenza è la virtù degli imbecilli'».