30 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Il Pdl accelera sulle riforme

«Cambiare l'articolo 1 della Carta». Bufera su Brunetta

Insorgono Pd e Idv. Enrico Letta protesta: «la maggioranza si chiarisca». Di Pietro: «Dai un dito e ti fregano un braccio»

ROMA - Il presidente della Repubblica aveva invitato nel messaggio di fine anno a «riforme condivise» e ad abbassare i toni dello scontro politico. E di riforme e della necessità del dialogo si parla da tre giorni declinando l'argomento in tutte le forme, ma i toni restano aspri.
Ieri però la maggioranza ha indicato la possibilità di ripartire dalla bozza Violante, dando un'accelerata all'iter. Per il portavoce del premier Paolo Bonaiuti e il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri si può ripartire da lì, riprendendo i fili di un lavoro già avviato al Senato e rivedendo alcuni capitoli come quello dei poteri del premier che il Pdl vuole aumentare.

La «riforma» Brunetta - Ma il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ha spiazzato tutti con la proposta di riformare anche la prima parte della Costituzione. Incluso l'articolo 1, «L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro», frase che «non significa assolutamente nulla», «è figlia del clima del Dopoguerra.

Replica secca del vicesegretario del Partito Democratico, Enrico Letta: «Sta alla maggioranza dare messaggi chiari e non controversi. La linea proposta oggi da Brunetta non va in questa direzione e sembra, invece, piuttosto un modo per rendere tutto più complicato. Forse è meglio che il Governo e la maggioranza si chiariscano».

Cicchitto: «il silenzio è d'oro» - E sono apparse come un messaggio non solo per gli avversari ma anche per i colleghi di maggioranza le parole del presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto: «questi ultimi giorni prima della ripresa dovrebbero essere dedicati alla riflessione più che alla ripetizione di slogan o di cose già dette; il silenzio è d'oro».
Al Tg1, Umberto Bossi invece si è mostrato ottimista garantendo che vuole «dialogare con tutti». E aggiunge, «anche l'altra volta sembrava impossibile fare il federalismo fiscale e invece poi sinistra e Idv ci hanno dato il voto».