28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
Politica & Riforme

Bersani smentisce la telefonata con Berlusconi

Franceschini: «No a leggi ad personam». Bocchino: «L'ala riformatrice del PD batta un colpo». IdV: «Il dialogo? Buonismo natalizio»

ROMA - Ieri alcuni quotidiani riferivano di una telefonata natalizia tra Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani sull'argomento delle riforme istituzionali che avrebbe soddisfatto il premier per il tono di disponibilità del segretario del Pd. A smentire la notizia ci pensa però Stefano Di Traglia, portavoce di Bersani: «Non c'è stata nessuna telefonata natalizia. Di conseguenza, anche i contenuti del presunto colloquio telefonico riportati da alcuni quotidiani ovviamente non esistono».

Il Pd coglie l'occasione per ribadire la sua posizione: confronto trasparente in Parlamento sulle riforme e rinuncia da parte della maggioranza a perseguire la riforma del processo breve o altre leggi ad personam sulla giustizia. Malgrado la telefonata con Bersani non ci sia stata, Berlusconi continua a dirsi ottimista mentre è confermato il suo ritorno a Roma per il 7 gennaio, quando sarà concluso il periodo di convalescenza seguito all'aggressione subita a piazza del Duomo a Milano. «Il 2010 sarà l'anno della ripresa economica ma anche delle riforme istituzionali», dichiara il premier. Che replica poi a quanti ironizzano sulla sua volontà di trasformare il Pdl in una sorta di «partito dell'amore»: «L'amore vince su tutto, anche sull'odio contro l'avversario politico che finisce per rendere violente le menti più fragili».

BOCCHINO - Un invito al Pd a non rifiutare la mano tesa della maggioranza viene da Italo Bocchino, vice capogruppo del Pdl alla Camera: «L'ala riformatrice del Partito democratico batta un colpo e si faccia sentire rispetto ai sabotatori del dialogo e del percorso condiviso per varare le riforme. Bersani dica con chiarezza quali riforme sono possibili». Il riferimento polemico di Bocchino è alle dichiarazioni di Dario Fraceschini, capogruppo del Pd a Montecitorio, che in più occasioni ha ripetuto che «l'approvazione delle norme su misura per il premier sarebbe un macigno insormontabile». Opinione condivisa dallo stesso Bersani.

BONDI - A replicare a Franceschini ci pensa Sandro Bondi, coordinatore del Pdl e ministro dei Beni culturali: «Addolora che un erede della tradizione democratico cristiana cerchi di spegnere sul nascere gli inizi di un possibile confronto sulle riforme, auspicato anche dalla Chiesa cattolica». «La vita politica potrà tornare alla normalità solo quando sarà disinnescato l'uso politico della giustizia», ribadisce Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl che ritiene non accettabile la pregiudiziale dell'opposizione sul processo breve.

LEGA NORD - E' all'insegna della distensione la posizione della Lega. Dichiara Roberto Cota, capogruppo a Montecitorio: «Noi portiamo avanti da sempre quelle riforme che sono necessarie per il paese. Se si riesce a creare un clima costruttivo è un bene, anche perché la gente non sopporta chi fa polemiche e non conclude nulla».

UDC - L'Udc insiste nel chiedere alla maggioranza il ritiro della riforma sul processo breve, che verrà esaminata dal Senato alla ripresa dell'attività' parlamentare. Gian Luca Galletti, vicepresidente della Commissione bilancio della Camera, chiarisce la posizione del suo partito: «Dare risposte alle difficoltà delle famiglie e delle imprese è la prima vera grande riforma di cui ha bisogno l'Italia, da questo alle riforme istituzionali condivise il passo sarebbe davvero molto breve». Chi di dialogo non vuole proprio sentire parlare è l'Idv.

IDV - Puntualizza Massimo Donadi, capogruppo a Montecitorio: «L'attuale affannosa ricerca di dialogo che spunta da tutte le parti è surreale, poggia le sue basi soltanto su un vago e approssimativo buonismo natalizio. Il nostro non è disfattismo ma disincanto».
Una nota arriva dallo stesso Antonio Di Pietro: «Cicchitto confonde il partito dell'amore con il partito della menzogna. Affermare infatti che il processo breve, il lodo Alfano o il legittimo impedimento non sono leggi ad personam vuol dire offendere l'intelligenza degli italiani».