29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Riunione del coordinamento del partito

PD, Bersani media su alleanze e riforme

«No alle leggi ad personam». Per le regionali pressing per Zingaretti nel Lazio, ma l'Udc tentato dalla Polverini

ROMA - Chi c'era racconta che la prima riunione del coordinamento Pd, l'organismo di oltre 30 persone che riunisce tutti i 'big' del partito e anche qualche seconda linea, ieri sera si è consumata senza grandi tensioni, anche se il confronto non è mancato, tra l'ala «movimentista» che è scesa in piazza per il No B day e i fautori del dialogo con la maggioranza sulle riforme. Se Massimo D'Alema e Walter Veltroni sono rimasti in silenzio, sono però intervenuti personaggi come Luciano Violante, Franco Marini e Giuseppe Fioroni, tra quelli più insofferenti verso l'Idv e l'anti-berlusconismo, mentre Dario Franceschini e il «bindiano» Franco Monaco hanno sostenuto le ragioni di chi era in piazza il 5 dicembre. Un confronto nel quale il segretario Pier Luigi Bersani, raccontano, ha scelto il ruolo di 'mediatore', in qualche modo: sì al confronto sulle riforme, ma non ad ogni costo («No alle leggi ad personam«) e impegno a lavorare per «allargare il campo delle alleanze» e non a restringerlo, e quindi niente rotture con Di Pietro.

RIFORME - Sulle riforme Bersani, che ha aperto l'incontro, ha ribadito la linea esposta negli ultimi giorni: il Pd deve mostrarsi disponibile al confronto, ponendo paletti precisi sulle leggi 'ad personam'. E il segretario, secondo molti, fa rientrare tra le leggi ad personam anche quelle norme sul legittimo impedimento che la maggioranza e l'Udc vogliono approvare come soluzione 'ponte' prima di un lodo Alfano bis per via costituzionale.

La linea del dialogo, sostenuta anche da Violante e Latorre, non ha però convinto Franceschini, che si è detto scettico sull'opportunità di un confronto: il capogruppo, replicando anche alle perplessità di Marini e Fioroni, ha rivendicato la scelta di scendere in piazza il 5 dicembre, spiegando che è necessario mantenere un rapporto anche con la 'piazza' e con l'opposizione sociale presente nel Paese. Se Marini e Fioroni hanno criticato la presenza di esponenti di primo piano del Pd al 'No B Day', Franceschini ha invece spiegato tutti i suoi dubbi sull'opportunità di un dialogo sulle riforme con una maggioranza che, a suo giudizio, punta solo a tutelare gli interessi del premier. Monaco, poi, avrebbe polemizzato con le posizioni espresse da D'Alema nell'intervista di ieri al Corriere della sera: può anche essere vero che esistono due «populismi specualari» (quello della destra e quello di Idv, ndr), ma il Pd non può avere un atteggiamento equidistante.

TERZA VIA - Bersani, raccontano, nella replica finale ha cercato appunto una «terza via»: il confronto sulle riforme va tentato, sia pure chiarendo che il Pd non è disposto ad accettare provvedimenti «salva-premier»; il fronte delle alleanze va allargato e non ristretto, dunque no a rotture con Di Pietro.

REGIONALI - Il segretario ha anche fatto il punto della situazione sulle regionali: secondo Bersani il Pd avrebbe trattative ben avviate con l'Udc in 9 regioni sulle 13 che saranno chiamate al voto il prossimo marzo. I problemi principali, però, restano sempre il Lazio e la Puglia. Nel Lazio aumenta il pressing su Zingaretti, anche se secondo alcuni dirigenti Pd in questa regione l'Udc sembra molto tentato dalla candidatura di Renata Polverini messa in campo dal centrodestra.