L'attacco di Berlusconi alla Consulta riapre la guerra con Fini e il Colle
Ministro Alfano: dal premier «parole ineccepibili»
BONN - Un nuovo attacco alla Corte Costituzionale, da Bonn: e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è tornato a scatenare la guerra con il Quirinale, che reagisce con una durissima nota. Ma anche con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
«PARTITO DEI GIUDICI» - Nell'intervento al Congresso del Ppe a Bonn, ieri, Berlusconi ha detto che in Italia c'è una «fase di transizione», in cui «la sovranità sta passando dal Parlamento» a «quel partito dei giudici», che se non gradisce qualche legge votata dalle Camere si rivolge alla Consulta che tanto poi «le abroga». Ma è contro la Corte Costituzionale - e intrinsecamente contro il Quirinale - che Berlusconi lancia l'affondo più duro. Perché il premier ripete che la Corte ha «11 componenti su 15 che appartengono alla sinistra» e che «i 5 componenti di nomina del presidente della Repubblica sono tutti di sinistra, in quanto abbiamo avuto tre presidenti di sinistra».
NAPOLITANO «PREOCCUPATO» - E la reazione del presidente della Repubblica in una nota fa toccare un nuovo picco al gelo fra Palazzo Chigi e il Colle. Il capo dello Stato esprime «preoccupazione» per quello che ha definito il «violento attacco» del premier «contro fondamentali istituzioni di garanzia». La crisi interna al governo è sempre più palpabile: il presidente della Camera Gianfranco Fini verga una nota in cui invita il premier a un chiarimento. «Non c'è nulla da chiarire» replica Berlusconi dalla Germania. Il Cavaliere, racconta più di una fonte, aveva ben chiaro cosa dire e come dirlo di fronte al Ppe. Il perché lo spiega un uomo a lui vicinissimo: «I sondaggi, in questo clima di guerra, danno il Pdl fra il 39 e il 40%». Fini da parte sua fa sapere che così non si fa certo fare «una bella figura all'Italia». I due non si vogliono parlare, «anzi nemmeno vedere», giura un berluscones. Lo scontro è forse fuori controllo, se è vero che Berlusconi ancora oggi avrebbe ripensato all'estrema arma, quella del ricorso al voto anticipato.
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