La Russa: Vogliono fermare Berlusconi ma non hanno consensi
«Hanno capito che era impossibile sfidarlo su cose concrete. Il Governo paga la sua forza e l'assenza dell'opposizione»
ROMA - Contro il presidente del Consiglio non c'è un «complotto», ma una scelta condivisa di forze che non possono sfidarlo sul terreno delle cose concrete e cercano strade alternative a quelle della conquista del consenso democratico. Lo dice a Ballarò su Raitre Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore Pdl.
LA CONCRETEZZA DEL PREMIER - «Forse posso partire dal 25 aprile, dal giorno in cui in Abruzzo Berlusconi, facendo un discorso da statista, raggiunse tra la gente un indice di gradimento altissimo, senza paragoni con i leader degli altri paesi europei, pure in costanza di una crisi preoccupante. Io credo - spiega La Russa - che in quel momento sia scattata qualcosa, non penso al complotto, penso che ognuno può ragionare autonomamente nella stessa direzione. Credo che tutti coloro che non desiderano che vinca il centrodestra, legittimamente, si siano resi conto che dovevano cambiare registro, che non ci si poteva in nessun modo confrontare con Berlusconi sul terreno delle cose concrete, delle cose da fare».
«FANGO» - In quel momento, dice La Russa è «ri-iniziata una strada alternativa a quella del consenso: come cercare di fermare Berlusconi e da quel momento abbiamo detto che Berlusconi è l'uomo che vuole abbattere la libertà di stampa in Italia, poi che fosse uno stupratore di minorenni o qualcosa del genere, o comunque un puttaniere, si è provato col gossip, ma non è bastato e adesso addirittura siamo a un Berlusconi capomafia».
«Credo - conclude l'esponente del Pdl - che il Governo paghi la sua forza e l'assenza dell'opposizione sul terreno dei contenuti».
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