25 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Fini prende le distanze dalle riforme unilaterali e il Giornale lo accusa di doppiogiochismo

Governo: la strategia del logoramento

Intanto Schifani dice “smettiamola di litigare”

Non è un complotto, ma un doppio gioco.
Ormai non passa giorno senza che il presidente della Camera ricordi al suo partito, al Pdl, quello che si può fare e quello che non si può fare. Non passa affermazione di Fini che non venga interpretata dal Giornale, il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, come un attacco al premier.
L’ultima round di questo scontro per interposta persona riguarda la bocciatura di Fini ad iniziative unilaterali sulle riforme. Al presidente di Montecitorio ha prima replicato diplomaticamente il presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ha precisato che la condivisione dell’opposizione è gradita, ma non indispensabile, poi un editoriale del Giornale che, senza starsi troppo a preoccupare dei complimenti, ha accusato Fini di fare il doppiogioco.

Dove voglia andare a parare Silvio Berlusconi è chiaro: il presidente del Consiglio vuole evitare di mettere piede in un’aula di tribunale. Il perché di questa riluttanza è ben in vista oggi sulla prima pagina del Wall Street Journal, con il premier citato non per il suo intervento alla Fao, ma per il mancato appuntamento con il tribunale di Milano. Se è bastata una convocazione per essere sbattuto in prima pagina, figuriamoci il clamore che susciterebbe sulla stampa internazionale la sua presenza in aula.
Ora si tratta di capire chi condivide la preoccupazione del Presidente del Consiglio per i riflessi che i processi potrebbero avere sul Governo e chi invece, nel migliore dei casi sceglie di starsene alla finestra e gustarsi lo spettacolo.
Secondo il quotidiano diretto da Feltri il presidente della Camera non solo rientrerebbe in questa seconda categoria, ma addirittura ci metterebbe qualche carico di suo.
Se le cose stessero così, la prima domanda da farsi dovrebbe essere: ma Fini dove vuole arrivare? Ieri Berlusconi ha rotto quella sorta di silenzio stampa che si autoimposto per dire che preferisce fare finta di non sapere quali siano le strategie del cofondatore del Pdl.
E’ il segno evidente che non si fida delle rassicurazioni che l’ex leader di An gli ha fornito direttamente, nell’ultimo faccia a faccia, e poi successivamente attraverso interviste e apparizioni in Tv.

E’ ridicolo vedermi a capo di trame e complotti, ha affermato Fini in Tv. Ma del suo intervento nella trasmissione di Lucia Annunziata molti commentatori hanno focalizzato soprattutto la frase in cui il presidente della Camera, dopo avere detto che il voto sarebbe una sconfitta di tutto il Pdl, ha tenuto a precisare che, comunque, sciogliere le Camere è prerogativa che spetta unicamente al Presidente della Repubblica.
Fini, con questa frase, ha voluto bagnare le polveri di quel fucile che molti, primo fra tutti il quotidiano Libero diretto da Belpietro, gli chiedono di imbracciare per abbattere la legislatura e riportarci a votare?
Secondo Casini per evitare un cortocircuito dal quale al momento è difficile immaginare un vincitore che non si chiami Berlusconi, bisogna tornare al Lodo Alfano. Questa volta, però, approvato con una legge costituzionale?
E’una strada praticabile visto che ci vuole una maggioranza dei due terzi del Parlamento?
Bersani, che necessariamente dovrebbe essere coinvolto in questa ipotesi, ha già risposto con una richiesta: eliminare seduta stante dai progetti del governo il processo breve.
Ma ottenuto questo risultato, il segretario del Pd, se la sentirebbe di dire al suo popolo che la vittoria ottenuta alla Consulta, per la quale ha esultato come avesse vinto all’Enalotto, è stato tutto uno scherzo e non è servita a niente?

Schifani: «Smettiamola di litigare» - Stamani il presidente del Senato rivolto agli alleati ha detto «smettiamola di litigare, fermiamoci e riformiamo il Paese nell’interesse dei cittadini».
Tutto questo, compreso l’accorato appello alla concordia del presidente del Senato, ai tempi della Prima Repubblica si chiamava «strategia del logoramento».
Anche ai tempi della Dc portava inequivocabilmente la firma del fuoco amico.
Allora difficilmente finiva con un pareggio. Il copione prevedeva un vincitore e uno sconfitto.
E’ possibile, oggi, per come si sono messe le cose nella maggioranza, immaginare un epilogo diverso?