18 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Terramoto Abruzzo

Ingv: «Da 6 aprile 12mila scosse, ma sciame in calo»

Di Bona: «Molta energia scaricata, un errore dire siamo tranquilli»

ROMA - Sono state quasi dodicimila le scosse di terremoto (11.913) complessivamente registrate nell'Aquilano a sette mesi dal sisma del 6 aprile, quasi 18mila (17.907) dal novembre 2008, periodo in cui nella zona è iniziato lo sciame sismico. Sono i dati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che sottolinea: quelle di magnitudo superiore a 5.0 sulla scala Richter sono state tre, quelle comprese tra 4.0 e 5.0 sono state 21, mentre quelle scosse comprese tra una magnitudo 4.0 e 3.0 sono state 205.

«La sequenza si è nettamente attenuata nel tempo - spiega ad Apcom, il sismologo dell'Ingv, Massimo Di Bona -. Siamo in una fase di riduzione dello sciame sismico che si osserva già da qualche mese». Situazione nettamente cambiata, dunque, dai primi mesi post-sisma. «A fronte di migliaia di scosse registrate al giorno dai nostri strumenti - dice l'esperto - ora se ne osservano una o due».

Si può stare tranquilli? «Non ha senso parlare di tranquillità in questo campo. Possiamo dire che osserviamo un fenomeno in attenuazione, una sorta di coda della sequenza, ma tutta l'area è e resta sismica», sottolinea Di Bona. «C'è la possibilità che si registrino ancora scosse intorno al 4.0. C'è anche da dire che molta dell'energia si è comunque scaricata nel tempo. Ma non c'è modo per quantificare la probabilità di un nuovo forte terremoto. Le scosse sono possibili, ma la percentuale è sicuramente molto bassa».

Uno sciame sismico come quello che sta interessando L'Aquila «si esaurisce lentamente. E' possibile - aggiunge Di Bona - che prosegua anche negli anni successivi. Periodicamente i terremoti ricompaiono proprio perché la sismicità della zona, come sappiamo, è alta». L'area interessata dalle scosse sulla fascia centrale appenninica è abbastanza larga, circa 40 km, e si estende dal Fucino alla provincia di Chieti. «Le scosse si distribuiranno su tutta quest'area. Prevederle - conclude - non è possibile».