28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Politica & Riforme

Fini: «Serve stagione costituente, Italia in mezzo al guado»

Nel suo libro scrive: «Riguardano tutti, non solo una parte»

ROMA - «Servirebbe una grande stagione costituente» ma «per realizzarla sarebbe necessario in primo luogo un rinnovamento della cultura e del lessico stesso della politica» perché «di riforme e di rinnovamento ne parlano tutti da molti anni ma il percorso reale delle riforme si è rivelato tortuoso e lento e ancora oggi il paese si sente in mezzo al guado di una trasformazione a metà, a lungo promessa e mai completamente attuata».

Lo scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel suo libro 'Il futuro della libertà', edito da Rizzoli, concepito sottoforma di una lunga lettera ai ventenni di oggi, nati nel 1989, anno della caduta del Muro di Berlino.

«Siamo dominati da troppe parole roboanti, iperboliche, immaginifiche che non rimandano al XXI secolo della libertà, della modernizzazione, dei nuovi orizzonti globali e sovranazionali - scrive la terza carica dello Stato nell'introduzione rivolgendosi a quella che chiama 'Generazione F', cioè futuro - ma al XX secolo delle ideologie, delle inimicizie radicali, delle idee blindate entro i fortilizi dei partiti-chiesa».

«Le ideologie - prosegue Fini - si sono dissolte ma di esse qualcosa è rimasto sotto forma di un pulviscolo tossico che continua a produrre ostilità, in forme infinitamente più blande del passato ma comunque capaci di produrre divisioni artificiose. E' una nebbia sottile che altera il dibattito tra le forze politiche e non permette di distinguere con la necessaria nitidezza le questioni su cui è giusto e legittimo dividersi rispetto a quelle su cui è necessario convergere con un volontà comune. E la più importante non c'è dubbio che sia la questione del rinnovamento costituzionale perché il cambiamento delle regole riguarda tutti, non solo una parte. Perché la Costituzione segna il perimetro della casa comune degli italiani. Perché è necessario riscoprire il patriottismo costituzionale come valore che cementa la coesione sociale non meno che quella politica».