3 ottobre 2025
Aggiornato 04:00
Incontro sulle riforme

La prossima settimana chiarimento Berlusconi-Fini

Il Premier e il Presidente della Camera devono raccordare «le due linee» Pdl

ROMA - Non si terrà domani, come annunciato questa mattina da alcuni quotidiani, ma la prossima settimana l'incontro chiarificatore tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini sulle riforme. Lo hanno precisato autorevoli fonti istituzionali, interpellate sulle indiscrezioni di stampa.

Riforme non rinviabili - In ogni caso, quale che sia il giorno esatto del summit, fra lunedì 19 e sabato 24 ottobre nell'anno di grazia 2009, l'esigenza di chiarimento e raccordo fra Berlusconi e Fini sul metodo e le procedure delle riforme ancor prima che sui suoi contenuti è fortissima, fondamentale, non più rinviabile. E questo, per entrambi, nella doppia veste istituzionale, uno vertice del Governo e l'altro del Parlamento, e politica di co-fondatori del Pdl: il partito che oggi rappresenta la maggioranza relativa del Paese. Le posizioni di Berlusconi e Fini, infatti, al momento sulle riforme divergono pesantemente.

Berlusconi, seguito a ruota da diversi ministri soprattutto ex Fi e dai capigruppo parlamentari del Pdl, all'indomani della decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano, ha annunciato il rilancio di riforme istituzionali e costituzionali, con proposte di legge ordinarie e costituzionali da mandare avanti in parallelo, soprattutto in tema di presidenzialismo e giustizia, da doversi realizzare nel minor tempo possibile e comunque essere varate entro la fine della legislatura. Con il ricorso, dunque, a procedure parlamentari rapide, se possibile accelerate, e senza timore di una approvazione finale a maggioranza con blindatura del centrodestra, qualora il confronto parlamentare con l'opposizione contrastasse e risultasse di freno alla esigenza di celerità che il Capo del Governo considera ora prioritaria.

Fini, al contrario e in questo d'accordo e con il sostegno di Umberto Bossi e della Lega, 'consacrati' nel faccia a faccia fra i due a Montecitorio poche ore prima della sentenza della Consulta sul lodo Alfano, è convinto che sia politicamente e istituzionalmente necessario dare vita a una nuova stagione di riforme da aprirsi sì subito, ma con un metodo, procedure e tempi di realizzazione adeguati ad un obiettivo prioritario di realizzazione di un'ampia convergenza e, quindi, di una ampia maggioranza al momento della loro approvazione.

Politicamente, da fondatore del Pdl, Fini, e con lui i parlamentari che gli sono in questo momento più vicini a partire dai presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Giulia Bongiorno e Filippo Berselli, è assolutamente convinto che il Pdl, quale partito di maggioranza relativa, debba operare e mettere la firma su riforme durature che stabilizzano le istituzioni e il sistema-Paese mettendo così fine a incertezze e instabilità politico-istituzionali. Esigenza e necessità considerata da Fini prevalente su convenienze contingenti e-o solo di parte. Sotto il profilo istituzionale, da presidente della Camera, Fini è in ogni caso determinato a non venire meno al ruolo che gli è proprio come presidente del Parlamento, di garantire tempi e procedure di riscrittura delle regole del gioco che assicurino quanto meno il tentativo di un coinvolgimento di tutte le forze politiche rappresentate alla Camera nella loro realizzazione. Un metodo e una procedura, insomma, che garantisca fin dall'inizio la sperimentazione di riforme a larga maggioranza da realizzarsi seriamente e non come semplice 'atto dovuto'.