3 maggio 2024
Aggiornato 16:00
Dopo il ministro della Difesa Ignazio La Russa

Frattini: «La pace in Afghanistan non c'è, non siamo ipocriti»

«Serve un nuovo codice specifico per le missioni internazionali»

ROMA - Dopo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, anche il ministro degli Esteri Franco Frattini afferma la necessità di un codice militare specifico per le missioni internazionali dei soldati italiani, adesso sottoposti al codice militare di pace e non a quello di guerra. «Togliamo il velo dell'ipocrisia», dice Frattini in una intervista al Corriere della Sera. «Ragioniamo su un mondo che 35, 40 anni fa, o 61 anni fa quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, non era neanche immaginabile». «Parlare di una situazione di pace» in Afghanistan, aggiunge il titolare della Farnesina, «è come nascondersi dietro un dito».

Frattini, dunque, concorda con il ministro della Difesa La Russa, il quale sempre al Corriere della Sera ha detto ieri che «per le missioni internazionali serve un nuovo codice militare», visto che «quello di pace non basta più».

Secondo il capo della diplomazia italiana, è infatti «sbagliato adattare alla partecipazione di un contingente come quello italiano le regole del codice militare di pace, perché ci possiamo trovare in condizioni in cui questa pace non deve essere soltanto mantenuta, ma portata perché pace non c'è».

«Qui non si tratta di esercitazioni - prosegue Frattini - bensì di azioni nelle quali davanti a noi ci sono terroristi, talebani, insorti ai quali la pace la dobbiamo imporre perché non c'è ancora. La imponiamo con la legittimazione della Nato, dell'Onu, ma parlare di una situazione di pace è come nascondersi dietro un dito».

Frattini è comunque contrario a un ripristino del codice militare di guerra, «perchè queste missioni hanno come obiettivo la pace anche se al momento non è la realtà». Ci sarebbe invece bisogno di un nuovo codice per le missioni internazionali, che introduca «il concetto della pace come obiettivo. Oggi la Costituzione con l'articolo 11 rifiuta la guerra. Dovremmo interpretare quel rifiuto alla guerra includendo anche le azioni propedeutiche al creare la pace».

«Dovremmo prevedere un codice sulle azioni e missioni che servono a creare la pace», sostiene Frattini. Con «azioni civili» ma «anche vere azioni militari. Come i bombardamenti dei cannoni montati sui Tornado o gli atti a cui i nostri vanno incontro quando, attaccati da terroristi, si devono difendere. Sparano. Non sono azioni di pace, però la preparano».