1 dicembre 2024
Aggiornato 21:00
SCUOLA

Medie finite. E ora? Per esperti decisive inclinazioni

Corsa a liceo figlia pregiudizi famiglie, ma 60% avrà problemi

ROMA - Buona parte dei 560.000 alunni che hanno appena terminato gli esami di licenza media hanno già deciso dove andranno: tantissimi, oltre il 40 per cento, al liceo; gli altri si divideranno tra tecnici e professionali. Per uno su tre si prospetta però il ritiro o la bocciatura, per un altro 30 per cento la promozione con debito. Secondo gli esperti di settore, interpellati da Apcom, è colpa di un orientamento alle superiori poco efficace. Anche perchè non esiste il consiglio universale su quale indirizzo scegliere: l'unica certezza è che gli alunni devono seguire le proprie inclinazioni.

"Se avessi un figlio di 14 anni bravo a scuola ma indeciso a quale corso iscriversi - spiega Giancarlo Gasperoni, docente all'Università di Bologna e direttore dell'Istituto Cattaneo di Bologna anzitutto - cercherei di assecondare le sue attitudini, la consapevolezza di tali attitudini ed esaminare le implicazioni dell'eventuale a scelta".

Per gli alunni indecisi, che hanno facoltà di cambiare idea sino all'ultimo momento, anche ad anno scolastico iniziato qualora non si trovassero bene nell'istituto scelto, il dilemma è sempre lo stesso: scegliere il liceo, che garantisce una maggiore preparazione culturale di base, ma che nel 90 per cento dei casi non offre nessuna alcuna soluzione in chiave lavorativa obbligando lo studenti ad iscriversi all'Università? Oppure le scuole tecniche o professionale, le quali offrono maggiori garanzie occupazionali sul breve periodo? "Decidere di iscriversi a un liceo - risponde Gasperoni, che è anche autore del `Primo rapporto sugli studenti eccellenti. Profilo sociale e scelte universitarie dei candidati al premio Alfieri del Lavoro nel 2007', svolto per la Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro - tende a rendere obbligatorio un percorso lungo, che comprende anche gli studi universitari, ed è bene che il giovane sia determinato a portarlo a termine. D'altra parte, un diploma tecnico o professionale non preclude gli studi universitari. Insomma, la scelta dovrebbe dipendere in misura prevalente da una valutazione informata e realistica delle proprie risorse e delle proprie motivazioni".

Dello stesso parere è Anna Grimaldi, responsabile area politiche per l'orientamento dell'Isfol di Roma, che consiglia alunni e famiglie di non guardare tanto all'offerta formativa, ma principalmente alle proprie capacità: "il ragazzo si deve `conoscere' mentre oggi la gran parte non sanno cosa vogliono e chi sono. E la scuola in questo non aiuta proprio, ma non è colpa degli insegnanti perché loro non sono stati preparati ad affrontare questo tipo di dinamiche. Così i nostri giovani quasi sempre non scelgono considerando gli interessi personali e la spendibilità del titolo che andranno ad acquisire, ma in base a variabili dettate dalla famiglia e dagli amici".

Per gli esperti di orientamento scolastico, invece, quel che occorrerebbe è una presa di coscienza realizzata toccando con `mano' quelle realtà scolastiche troppo spesse etichettate in un modo per passaparola o giudizi privi di fondamento: "Frutto - sottolinea Grimaldi - di pregiudizi trasmessi anche dagli stessi prof delle medie, oltre che dai genitori".

"Esistono validissimi corsi non liceali - continua - ma vengono trascurati. Per gli alunni l'ideale sarebbe riuscire a realizzare una riflessione su se stessi, sulle proprie capacità a fronteggiare le situazioni, anche di insuccesso, facendo un'analisi del contesto scolastico in prima persona: il ragazzo dovrebbe trovare il modo di andare ad `intervistare' gli iscritti delle superiori. E sentire direttamente da loro come si trovano, quali sono le difficoltà e cosa offre loro la scuola scelta".

E certe scelte sbagliate rischiano di trasformarsi in errori non sempre riparabili. Soprattutto con la crisi dell'economia e del mondo del lavoro. La corsa al liceo (le cui iscrizioni negli ultimi anni sono lievitate di quasi il 10 per cento attraendo ormai quattro studenti su dieci) sta producendo moltissimi ragazzi destinati all'insuccesso o alla mediocrità formativa e lavorativa. Non sarebbe allora meglio scegliere un indirizzo meno qualificante, ma più efficace per il futuro? "Prima di tutto - sostiene Gasperoni - va detto che è sbagliato pensare che il liceo sia per gli studenti `bravi' e le altre scuole per i `meno bravi': i diversi tipi di scuola si distinguono anzitutto per il tipo di competenze che cercano di impartire. Inoltre, alcuni tipi di licei non sono affatto particolarmente `qualificanti' ma traggono vantaggio dal fatto di essere chiamati 'licei'. L'arretramento degli studi tecnici e professionali è dettato soprattutto da considerazioni `sociali', per cui le famiglie desiderano la parvenza di prestigio conferita dall'etichetta `liceo', a scapito dell'eccellente istruzione offerta da molti istituti tecnici".