29 aprile 2024
Aggiornato 02:30

Berlusconi al seggio: Terrò duro, avanti con programma per 2010

Premier a 360 gradi da riforme a Milan, ma schiva domande su Bari

MILANO - "Certo che tengo duro". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, approfitta dei sostenitori che lo attendono davanti alla scuola Dante Alighieri di Milano, dove questa mattina ha votato, per rassicurare i suoi sulla stabilità del governo e rispondere agli attacchi dell'opposizione, dopo le indiscrezioni dei giornali sulla sua vita privata. Il premier arriva a mezzogiorno e mezzo alla scuola di via Scrosati dove ha sempre votato, prima della scomparsa nel gennaio dello scorso anno, con mamma Rosa.

Schiva le domande dirette sull'inchiesta di Bari e le feste a Palazzo Grazioli e ai giornalisti che lo attendono all'uscita del seggio dice: "Sapete che oggi non posso parlare", appellandosi al silenzio elettorale. Poi però alla folla non rinuncia e con i suoi sostenitori non si risparmia tra strette di mani, sorrisi, foto ricordo e conversazioni degli argomenti più vari. Dice anche che non venderà Villa Certosa, la sua residenza in Sardegna violata dagli obiettivi di fotografi indiscreti. Ma gli argomenti su cui si spende di più riguardano il Milan, il programma di governo e il presidenzialismo.

A chiederglielo sono proprio i suoi sostenitori. Un gruppo di tifosi gli fa domande sul Milan, su Kakà, Pato e Pirlo. Lui risponde volentieri: "Adesso i prezzi del calcio sono una follia pura, bisogna avere un minimo di senso pratico e di decenza. Io ho intenzione di fare delle cose al riguardo perchè è diventato inammissibile". Ad un laureando in giurisprudenza, impiegato di banca, che si fa spazio tra folla, fa una vera e propria lezione di diritto costituzionale sulla riforma presidenzialista: "Su riforme così importanti - spiega - bisogna che la maggioranza del paese sia decisa, non puoi farla con una divisione così assoluta tra una parte e l'altra". Qualcuno gli chiede conto del programma di governo e lui ammette che "è tutto da realizzare, ci sono cose impossibili perchè abbiamo ricevuto un'eredità pesante". Ma in un incontro che si terrà a breve con la squadra dei ministri "metteremo giù il programma per il prossimo anno, un programma che rispetterà quello che ho promesso agli elettori".

Alle conversazioni serie il premier alterna battute e saluti con la folla. Ad un bimbo di due anni che la mamma vuole fotografare insieme al premier prendendolo in braccio dice: "Devi fare il bravo, guarda che meraviglia, alla tua età io avevo un anno". E quando il bimbo scoppia a piangere per i flash dei fotografi aggiunge: "Questi cattivi, con queste macchine...".

Per la verità tra i sorrisi e le acclamazioni dei sostenitori, "vai avanti - gli grida una donna al suo arrivo - non dare retta alla repubblica delle banane", c'è anche qualche voce stonata che prova a contestarlo: "Pensa alle pensioni - gli dice un uomo prima che entri nel seggio - invece di stringere le mani". Ma è all'esterno, mentre parla con la folla, che si sente un attacco più forte. "Vergogna - grida una donna rivolgendosi ai giornalisti - perchè non gli fate domande sulle sue donne?". Ma il premier la ignora mentre le forze dell'ordine la allontanano e le chiedono i documenti. Lui è lì solo per assolvere al suo dovere di elettore, sostenere il suo candidato alla Provincia di Milano, Guido Podestà, votare per il referendum e provare a tastare gli umori della sua gente.