Gheddafi: Priorità a imprese italiane, Marcegaglia: è una svolta
Leader: con Berlusconi più opportunità. E dice: Chi corrompe va via
ROMA - Massima collaborazione economica tra Italia e Libia. Le nostre imprese avranno la priorità nel paese nordafricano, con una zona franca ad hoc, mentre Tripoli si dice pronta a rafforzare la propria presenza nel capitale delle grandi aziende italiane. Dopo i recenti accordi politici in tema d'immigrazione, anche sul fronte industriale e commerciale si rinsaldano sempre di più i legami tra i due paesi: il sigillo sulla cooperazione arriva dall'incontro tra il leader libico Muammar Gheddafi, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e i rappresentanti del gotha industriale italiano.
Un incontro preceduto da una riunione tra lo stesso Gheddafi e i vertici delle principali imprese al centro dei rapporti tra i due paesi. Di fronte ad una platea di oltre 600 imprenditori (definiti da Gheddafi «i soldati della nostra epoca«), associazioni e istituzioni, il leader libico promette grandi opportunità per le aziende italiane, grazie soprattutto al governo Berlusconi (perché, dice, «se in Italia ci fosse la sinistra al Governo le fortune delle imprese sarebbero minori«), ma con un avvertimento: «in Libia non c'è spazio per la corruzione», chi sbaglia va via. Parla di vera e propria «svolta» il presidente di Confindustria: si pongono le basi per «una intensa e strutturata collaborazione bilaterale». E proprio la Libia, hanno concordato Gheddafi e Marcegaglia, potrebbe essere la testa di ponte delle imprese per la 'conquista' economica del Maghreb e dell'area subsahriana.
Il corridoio preferenziale per le imprese italiane è il risultato del lungo percorso di riavvicinamento tra Italia e Libia. Gheddafi ha ricordato che in passato, in vista della firma dell'accordo di collaborazione e di amicizia, aveva sostenuto che la Libia sarebbe diventato «il Paese che godrà di priorità in Italia e l'Italia sarà il Paese che godrà di priorità in Libia».
Questo significa, ha ribadito ieri, «che le imprese italiane avranno la priorità in Libia e qualsiasi loro bisogno sarà prioritario. Il nostro paese non ha grandi esigenze e ci bastano le imprese italiane - ha aggiunto - non abbiamo bisogno di portarne altre, è questa la priorità che abbiamo concordato».
L'evento in Confindustria è stato l'occasione per confermare l'interesse di Tripoli ad accrescere le proprie partecipazioni nelle imprese italiane. «Mi pare che la Libia sia molto interessata a rafforzare la sua presenza nelle principali imprese italiane» ha detto Marcegaglia. Un interesse avvalorato dall'incontro tenutosi in precedenza tra lo stesso Gheddafi e i vertici di Enel, Unicredit, Finmeccanica, Fs, Impregilo, Pirelli, Todini, Danieli e Invitalia.
Le tematiche legate all'energia sono state inevitabilmente al centro dell'attenzione dal momento che, ha sottolineato Gheddafi, l'Italia importa il 75% del suo fabbisogno energetico e la maggior parte di questo lo importa dalla Libia per cui «l'Italia ha un grande bisogno della Libia». La questione energetica è quindi da sempre il 'core business' dell'interscambio tra i due paesi pertanto, nel nuovo clima, il leader libico ha voluto rassicurare che il suo Paese non penalizzerà l'Italia, anzi. «La Libia - ha detto - non dovrà favorire la fornitura di energia ad altri Paesi a spese dell'Italia. Se la Libia mandasse gas e petrolio ad altri Paesi questo creerebbe un grave danno all'Italia», ha affermato.