29 aprile 2024
Aggiornato 17:30
CAMORRA

Napoli: 13 ordinanze custodia per 5 omicidi «eccellenti»

Maturati nell'ambito della «guerra» tra i Misso e i Licciardi

NAPOLI - Tredici ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di noti appartenenti e componenti dei gruppi di fuoco di potenti clan camorristici dell'area partenopea. Il provvedimento cautelare è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Napoli e dal Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Napoli nell'ambito di un'indagine condotta dalla Dda che ha fatto luce su cinque omicidi consumati nell'ambito della lotta di camorra tra esponenti dei `Misso' e dei `Licciardi'.

Grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Giuseppe Misso, ma anche dei nipoti Michelangelo Mazza e Giuseppe Misso oltre che Salvatore Torino, si è ricostruito uno dei periodi più complessi della storia della camorra napoletana. Un lasso di tempo caratterizzato dal temporaneo ritorno in libertà di Giuseppe Missi soprannominato `o nasone' che, dopo circa 15 anni di ininterrotta detenzione, venne scarcerato nell'aprile 1999 per essere nuovamente arrestato nel 2003. Quando il capo storico del clan tornò nuovamente in auge, infatti, nel giro di pochi mesi si trovò al centro di nuove strategie criminali della camorra cittadina. Il suo unico obiettivo fu, infatti, quello di distruggere i clan Licciardi e Mallardo ritenuti i principali artefici della strage di Acerra in cui perse la vita sua moglie, Assunta Sarno.

Il clan Misso diede allora vita a un «vasto sistema di alleanze - sostiene il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore - in grado di garantire il maggior controllo possibile del territorio cittadino» cercando la disponibilità di un potente gruppo di fuoco aggregando a sé un gruppo scissionista del clan Lo Russo.

In questo contesto maturarono gli omicidi di Vincenzo Murolo, capozona dei Colli Aminei del clan Licciardi, avvenuto il 14 ottobre 1999 e di Antonio Ranieri, soprannominato `Polifemo', referente del clan Licciardi dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ucciso il 27 ottobre dello stesso anno.

Con questi due omicidi il gruppo scissionista dei Lo Russo, spostandosi nella zona della Sanità, volle dare una prova di fedeltà ai Misso. La nuova aggregazione criminale, quindi, individuò i fratelli Russo, soprannominati i `Figli di Mimì dei Cani', come referenti dei Quartieri Spagnoli consolidando definitivamente il loro potere con l'omicidio di Giuseppe De Tommaso, referente dei Licciardi, avvenuto il 20 giugno 2000.

Ma il progetto di aggregazione di Giuseppe Missi al clan Licciardi mise in moto una violenta guerra di camorra generando omicidi anche in altre zone della città. «Convinto sostenitore della necessità di portare `la guerra a casa loro', Giuseppe Missi fece uccidere, il 7 ottobre 2000, anche Gennaro Esposito detto `o curto', esponente di vertice del clan Licciardi, freddato nei pressi della sua abitazione nella zona di Secondigliano».

Per timore di un ricompattamento tra il clan Lo Russo e il gruppo che si era scisso nel 1999 fu ucciso anche Giuseppe Perinelli, che si era legato ai Misso come esponente del gruppo scissionista che aveva abbandonato i Lo Russo aggregandosi al clan Misso. Un unico filo conduttore, dunque, dietro i cinque violenti fatti di sangue che può riferirsi alle strategie di Giuseppe Missi per sistemare le sue alleanze all'indomani della sua scarcerazione. Murolo, Ranieri, De Tommaso e Gennaro `o curto furono uccisi per i loro legami con il clan Licciardi in un momento in cui il clan Lo Russo perse una parte importante del suo gruppo di fuoco che si aggregò al clan Misso mentre fu il timore di un rientro di alcuni scissionisti tra le fila dei Lo Russo a costituire il principale movente dell'omicidio di Perinelli.