Bagnasco: «Oggi famiglie colpite in modo diretto e cruento»
«Comprensibile ansia uscita dal tunnel, ma disoccupazione aumenta»
Città del Vaticano - La crisi economica internazionale «tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie»: è l'allarme lanciato dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che questo pomeriggio ha aperto la 59esima assemblea generale dei vescovi, una sorta di 'parlamentino' dell'episcopato italiano, analizzando la situazione dell'Italia «duramente provata dalla crisi che, iniziata l'estate scorsa negli Stati Uniti, si è rapidamente diffusa in tutto il mondo».
«Osserviamo oggi - dice il porporato - che c'è una comprensibile ansia volta a scrutare, e dunque quasi anticipare, i segni di uscita dal tunnel in cui ci troviamo. E per la verità non mancano le voci che si arrischiano in previsioni quasi rasserenanti, che tutti naturalmente vorrebbero vedere confermate. Eppure, questo pare a noi il momento in cui la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie per le quali torniamo ad auspicare un fisco più equo».
L'analisi del cardinale Bagnasco si sposta presto sul fronte della disoccupazione che «sta intaccando anche le zone a più radicata tradizione industriale». «Contraendosi gli ordinativi e le commesse - osserva - dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra. Invece, proprio il patrimonio di conoscenze e di esperienza garantito dalle persone che lavorano sarà la base realistica da cui ripartire, una volta passato il peggio. Intanto, a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari». La disoccupazione - prosegue Bagnasco - «registra ora un brusco aumento dovuto principalmente alla perdita di posti di lavoro non garantiti. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti. Ma l'incertezza ha da tempo attecchito anche nell'area del lavoro stabilizzato, che sta infatti conoscendo l'inquietudine della cassa integrazione, quando non del licenziamento».
«La crisi - conclude il numero uno dei vescovi italiani- sta ora producendo i suoi effetti più deleteri sull'anello più debole della nostra popolazione. Come pure sull'economia già precaria dei Sud del mondo, in cui è previsto un aumento di quasi cento milioni di nuovi poveri».