20 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Lotta alla mafia

Volevano uccidere sindaco di Gela, in manette 2 boss

Estorsione pizzo anche a Milano. Primo cittadino: «Ci riproveranno»

L'attentato era «attuale e imminente» e l'obiettivo era Rosario Crocetta, il sindaco antimafia di Gela, paese sulla costa siciliana in provincia di Caltanissetta, da tempo nel mirino di Cosa nostra per le sue ordinanze contro la criminalità organizzata e l'appoggio manifesto agli imprenditori che si sono ribellati al 'pizzo'. Da anni Crocetta è costretto a vivere in un bunker, sotto scorta: volevano ucciderlo in un agguato, probabilmente con la 'benedizione' di qualche boss più potente e ricostituire così il clan mafioso Emmanuello, decapitato da una serie di arresti negli ultimi mesi.

Con l'accusa di associazione mafiosa e estorsione sono finiti in manette due esponenti di Cosa nostra di Gela: Maurizio Saverio La Rosa, 40 anni, e Maurizio Trubia detto 'Enzo', 41 anni, entrambi pregiudicati. Gli uomini della squadra mobile della Questura di Caltanissetta, che hanno operato insieme ai colleghi di Gela e su mandato della Direzione distrettuale antimafia, li hanno trovati nelle loro abitazioni: si sono arresi senza opporre resistenza, «in pieno stile mafioso», commentano gli inquirenti.

Era stato un collaboratore di giustizia, Carmelo Barbieri, già esponente del clan dei Madonia, a confermare nei mesi scorsi che Crocetta e diversi imprenditori contro il racket a lui vicini erano nel mirino di Cosa nostra. Secondo gli investigatori i due boss locali esigevano il 'pizzo' non solo a imprenditori e commercianti del posto, ma le estorsioni arrivavano fino a Milano, dove avevano ricattato un imprenditore coinvolto nella costruzione dell'acquedotto della città, chiedendogli 15 mila euro. Collaborando con la Polizia e svelando i responsabili delle estorsioni l'imprenditore ha permesso alla Polizia di giungere agli arresti.

«Sono certo che ci proveranno ancora», ha commentato Crocetta appresa l'operazione, «la sfida che ho aperto con Cosa nostra è radicale, senza precedenti e colpisce interessi miliardari. Grazie alle mie denuncia ci sono stati arresti, confische e sequestri: è un conto aperto». Secondo il sindaco, candidato ora alle europee nelle file del Partito democratico, la decisione di 'eliminarlo' sarebbe stata presa dei vertici regionali di Cosa nostra: «Sanno che Gela è diventata un simbolo, è una decisione che ha preso la cupola».

«E' la terza volta che ci provano - ha ricordato Crocetta - e adesso penso ai miei affetti, a mia madre che sente la tv, penso alla mia scorta, e alle loro famiglie. So che è una lotta che deve continuare». Il ministro dell'Interno Roberto Maroni si è congratulato con il capo della Polizia Antonio Manganelli per l'operazione e al primo cittadino è giunta la solidarietà di molti esponenti del mondo politico ed imprenditoriale.

«Le istituzioni sono e saranno sempre al fianco di chi si batte per la legalità, rischiando coraggiosamente la propria vita», ha affermato il presidente del Senato Renato Schifani, mentre per il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo «anche se Cosa nostra ha subito durissimi colpi in quest'ultimi anni le nuove leve cercano di ritesserne le fila: tutte le istituzioni devono allora continuare a tenere alta la guardia, ciascuno secondo il proprio ruolo».

Il vice presidente di Confindustria con delega alla legalità, Antonello Montante, ha infine invitato gli imprenditori ad «andare avanti: la mafia può essere sconfitta e non dobbiamo arretrare di un solo millimetro». Solidarietà al sindaco di Gela, è stata espressa anche da Rita Borsellino. «Nessuno fermerà il nostro comune impegno», ha detto la candidata capolista nel Pd alle elezioni europee per le Isole.