23 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Commenti alle dimissioni di Veltroni

La sconfitta politica di Veltroni nasce da sindaco di Roma

Lo ha affermato il deputato del Pdl Francesco Giro, sottosegretario di stato ai beni e alle attività culturali

«La sconfitta politica di Veltroni e’ nata a Roma, nella sua città. Oggi lui non e’ una vittima e neppure un capro espiatorio, ma l’artefice del proprio destino. In politica gli errori sono sempre possibili ma Veltroni ne ha fatti troppi. Il più clamoroso e’ stato quello di candidarsi per il secondo mandato come sindaco di Roma nel giugno 2006 e decidere un anno dopo nel giugno 2007 di mollare tutto per imbarcarsi nella competizione nazionale. I romani e gli italiani non sono sciocchi e non hanno gradito».

Lo ha affermato il deputato del Pdl Francesco Giro, sottosegretario di stato ai beni e alle attività culturali.

«Il secondo errore e’ stato quello di non riuscire o addirittura di non volere neppure indicare un suo successore al Campidoglio che avesse partecipato pienamente alla sua esperienza amministrativa. Al contrario ha richiamato in servizio un ex sindaco, Francesco Rutelli, che non era ne’ pronto ne’ convinto. E ha candidato alla Camera e al Senato tutti, o quasi tutti, i suoi assessori (Coscia, Morassut, Touadi’, Causi, Garavaglia...).

Di fatto ha abbandonato Roma, e’ fuggito via, ammettendo con questa scelta spregiudicata che a Roma non esisteva alcun modello Veltroni, tutt’altro. Solo un fallimento amministrativo da quale era bene allontanarsi in fretta. Un fallimento fatto di degrado urbano, violenza, povertà e insicurezza e lo stesso Berlusconi lo denunciò nel suo celebre discorso sui mali di Roma nel febbraio 2007 e Veltroni ancora una volta negò l’evidenza e lì commise un altro ennesimo errore. Terzo errore e’ stato quello di pretendere ancora una volta di ingannare tutti, e passare dall’imbroglio Roma all’imbroglio Pd, e sperare in un pareggio alle elezioni politiche con un voto favorevole al Senato, con l’obiettivo di bloccare il Parlamento, di bloccare Berlusconi, di bloccare il cambiamento in Italia dopo venti mesi litigiosi e confusionari di governo Prodi».