20 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Attività venatoria

La LAV critica tentativi di liberalizzare l’attività venatoria

Alcuni disegni di legge prevedono la demolizione delle pur minime misure di tutela previste dalla vigente normativa sulla caccia

La stagione venatoria che si è chiusa il 31 gennaio è stata caratterizzata da forti tensioni tra il fronte degli anticaccia da una parte e gli estremisti fautori di «doppietta selvaggia» dall'altra. Lo testimonia il fatto che in Senato sono attualmente depositati alcuni disegni di legge che prevedono la demolizione delle pur minime misure di tutela previste dalla vigente normativa sulla caccia.

«L'attuale maggioranza di Governo, conta tra le proprie fila numerosi politici molto vicini alle posizioni più estremiste del mondo venatorio, e addirittura alcuni cacciatoridichiara Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV - è facile immaginare il loro impegno a favore dell'ulteriore liberalizzazione della caccia, al solo scopo di ingraziarsi l'elettorato».

La stagione venatoria appena conclusa ha causato milioni di morti fra gli animali e centinaia tra morti e feriti tra gli esseri umani. Una vergogna che, nonostante sia avversata dalla stragrande maggioranza dei cittadini, continua ad essere legale al solo scopo di soddisfare la sete di sangue di circa ottocentomila cacciatori.

«I cacciatori sostengono di essere i primi ambientalisti, veri difensori della naturacontinua Vitturima non si prende a fucilate chi si vuole difendere! Le loro affermazioni sono pretestuose e non coerenti».

E' proprio con le azioni concrete che i cacciatori dimostrano, giorno per giorno, che la figura del «cacciatore ambientalista» è solo una bella favola inventata per cercare di dare dignità alla loro pratica sanguinaria.

Ogni anno i cacciatori immettono sul territorio, al solo scopo di abbatterli, migliaia di animali importati dall'estero, i quali alterano il patrimonio genetico delle popolazioni locali, determinando così squilibri genetici che, nel caso del cinghiale, hanno portato alla sostituzione delle popolazioni autoctone con altre molto più prolifiche e resistenti, che ora vengono additate come responsabili dei danni procurati all'agricoltura.

Non contenti di ciò, si rendono anche responsabili dell'abbattimento delle volpi durante tutto l'arco della stagione venatoria. L'uccisione di questi predatori, gli unici che riescono a sopravvivere nei nostri territori eccessivamente antropizzati, crea gravissimi squilibri ecologici che portano al proliferare di numerose specie, quali, ad esempio, le nutrie, per il contenimento delle quali le regioni danno sempre più «carta bianca» ai cacciatori, aprendo così ulteriori spazi all'illegalità.

«In realtà l'unica azione veramente credibile e utile che i cacciatori potrebbero attuareconclude Vitturi - consiste nello stracciare le loro licenze. Questo sì sarebbe un atto concreto in favore e a tutela dell'ambiente e degli animali che lo popolano».