19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini

A Bari si apre inchiesta sul traffico illecito di rifiuti ed ecomafie

«Codici chiede interventi urgenti, diretti e continui al fine di combattere il grave problema»

Apprendiamo dagli organi stampa dell’apertura di una inchiesta partita da Altamura per arrivare a Bari, riguardante lo smaltimento dei rifiuti e l’interesse mafioso alla questione. I carabinieri si sarebbero recati alla sede dell’Assessorato Regionale della Sanità per cercare informazioni dei rifiuti ospedalieri in quanto i contenitori per rifiuti speciali usati negli ospedali chiusi prima ancora di esser pieni. L’indagine partì nel 2006 e riguardava il traffico illecito di rifiuti ma oggi l’inchiesta è più complessa per il coinvolgimento di enti che avrebbero rilasciato dei permessi ai criminali per lo smaltimento al fine di lucro.

Un triste primato quello della Puglia: secondo rilevazioni del Corpo Forestale, la regione con il più alto numero di discariche abusive scoperte è proprio la Puglia, ben 599. Su ampie aree, anche quelle sottoposte a vincoli idrogeologici e paesaggistici, su pinete e aree destinate al verde, viene scaricato materiale composto da rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Circa il 60% delle cavità naturali disseminate su tutta la Puglia, dal Gargano al Salento, sono adattate a discariche abusive o «chiuse», come si dice in gergo, da tonnellate di terra e massi prodotti con la pratica dello spietramento. Dal rapporto ecomafia 2008 di Legambiente emergono, come dato inquietante, tutti i numeri dell’illegalità ambientale del 2007. La Puglia mantiene saldamente il terzo posto dello scorso anno, e il foggiano si conferma una terra dove si scaricano illegalmente nei terreni agricoli i rifiuti prodotti dal centro nord, scorie sempre più spesso spacciate per compost. Il 2007 detiene il record di inchieste contro i trafficanti di veleni. Grazie all’applicazione dell’articolo 260 del Codice dell’Ambiente, che introduce il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, sono 96 le indagini condotte fino a marzo 2008. (Ad oggi le inchieste sono 103). L’azione di contrasto sviluppata grazie all’introduzione di questo reato è stata davvero impressionante: dal gennaio 2002 al marzo 2008 sono state 600 le ordinanze di custodia cautelare emesse, 2.196 le persone denunciate, 520 le aziende coinvolte.

 «La situazione è allarmante- afferma l’avv. Manuela de Nichilo, Coordinatrioce regionale del Codici - Centro per i diritti del Cittadino, Puglia - è necessario individuare al più presto le carenze del regime e le sinergie politiche ed amministrative utili per uscire dall’emergenza: la legge impone ai comuni di vegliare sullo stato del loro territorio, è ora di «alzare la guardia»  sulle attività di monitoraggio e di controllo, responsabilizzando, più di quanto non avvenga oggi, le imprese produttrici e le amministrazioni competenti a vigilare; dotando il nostro Paese di un vero e proprio sistema di gestione dei rifiuti, basato sul ciclo integrato, a partire dalle raccolte differenziate e dal riciclaggio dei materiali da esse derivanti, l’unico in grado di porre le basi per la realizzazione di un sistema di gestione industriale capace di togliere definitivamente spazio all’operare delle ecomafie che mettono in ginocchio le nostre comunità, avvelenando l’aria che respiriamo, inquinando l’acqua, saccheggiando il territorio, minacciano la nostra salute e penalizzando le imprese pulite. E, forse, - aggiunge l’avv. de Nichilo - oltre a più controlli (che non bastano mai) ci vorrebbe una maggiore percezione collettiva degli imperativi sociali e più collaborazione cittadina, perché si abbatta finalmente il muro di omertà che protegge e al tempo stesso sostiene le attività illecite».