3 maggio 2024
Aggiornato 08:00
Cgil: Stop alla Bossi-Fini

Epifani propone la sospensione della legge per due anni

Intervistato da Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”, Epifani ha chiarito che «nessuno si chiede che cosa succede ai lavoratori stranieri nel momento in cui perdono il lavoro»

ROMA - Non è una semplice provocazione ma una proposta concreta per tutelare il lavoro e i diritti degli immigrati. A farla è il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani che chiede al governo di sospendere per due anni la Legge Bossi-Fini che regola la presenza degli stranieri in Italia.
Intervistato da Sergio Rizzo per il «Corriere della Sera», Epifani ha chiarito che «nessuno si chiede che cosa succede ai lavoratori stranieri nel momento in cui perdono il lavoro. Sono quattro milioni, sono stati assunti per fare lavori che nessuno avrebbe fatto, e producono il 10% del reddito nazionale».

«In base alle norme attuali – ha continuato il segretario della Cgil - perderebbero insieme al lavoro anche il titolo per restare in Italia. Siccome sono persone che hanno lavorato, e lavorato bene, non avrebbe alcun senso mandarle via per poi richiamarle quando l'economia dovesse riprendere. Né per loro né per il nostro Paese».
Quindi «la Cgil proporrà di sospendere l'efficacia della legge Bossi-Fini per due anni, allo scopo di consentire a queste decine di migliaia di persone di trovare una nuova occupazione».

Queste misure sarebbero una valida garanzia in quanto «l'indennità di disoccupazione agricola, non sarebbe sufficiente a garantire il mantenimento del permesso di soggiorno, per il quale è necessario dimostrare ogni anno di avere un certo reddito (...) Sono state innalzate le soglie di reddito per il ricongiungimento familiare, il che complica ancora di più le cose. L'unica tutela, per loro, sarebbe la sospensione della Bossi- Fini per un certo periodo. Se non due anni, quindici mesi o il tempo che si riterrà necessario. Come per le altre misure che proponiamo, tutte transitorie. Occorre trovare più risorse per la cassa integrazione per le piccole e medie imprese. Ci sono dei fondi, ma non bastano. Quindi bisogna individuare qualche ammortizzatore sociale per i precari».

Per quanto riguarda le risorse da impiegare, Epifani ha le idee molto chiare. «Abbiamo calcolato che nel settore privato ne sono già saltati duecentomila. Senza uno straccio di sostegno al reddito. C'è poi la questione della cassa integrazione: se dura troppo si pone un problema di reddito anche per i cassintegrati».

Il segretario della Cgil propende per usare le finanze che oggi si spendono per la detassazione degli straordinari. «Se la crisi ha queste proporzioni, che senso ha detassare il lavoro straordinario e contemporaneamente, magari nella stessa azienda, mettere la gente in cassa integrazione e licenziare i precari? Nel primo semestre di quest'anno il gettito dell'Irpef è aumentato di 8 miliardi e mezzo. Siccome il 70% di questa imposta è pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, significa che a parità di salario pagano più tasse, come avevamo già denunciato. Allora noi proponiamo di restituire a lavoratori e pensionati tutto questo 70% a dicembre, ridistribuendolo sulle tredicesime. Con questa operazione si ottiene un doppio risultato: aiutare le famiglie nel periodo più difficile e dare una iniezione di fiducia».

Immediate le reazioni nel mondo politico. Per Cesare Damiano, vice ministro del Lavoro del governo ombra, «la proposta di Epifani di sospendere per 2 anni la Bossi-Fini ha avuto, come esito prevedibile, una divisione nel centrodestra. Alla condivisione di Cazzola e Della Vedova si è opposto Fabrizio Cicchitto. Nel governo esistono purtroppo coloro che non vogliono rendersi conto della gravità della crisi economica e finanziaria in atto e delle sue drammatiche conseguenze sull’occupazione, con possibili e massicci licenziamenti e con la crescita esponenziale di cassa integrazione e mobilità».
«Occorrono quindi misure del tutto nuove e coraggiose – aggiunge Damiano – e non l’ostinata difesa, tutta ideologica, di leggi bandiera del centrodestra o dei saldi di bilancio. E’ necessario sfruttare l’apertura dell’Unione europea sul deficit, che consente uno sforamento temporaneo del tetto del 3%, allo scopo di fermare la recessione in corso».
«E’ tempo che i ministri rompano il veto di Tremonti – prosegue l’esponente del PD – e si avvii una politica che, oltre alla sospensione delle Bossi-Fini, al fine di dare ossigeno all’economia del Paese preveda una forte detassazione delle prossima tredicesima: una risorsa di 6 miliardi di euro destinata a questo scopo consentirebbe a 10 milioni di lavoratori di avere un vantaggio calcolabile in 600 euro da subito. Un’opportunità per la ripresa dei consumi».

Per Gianluca Leoni, responsabile Terzo Settore del PD «la Bossi-Fini è stata un flop e quindi ripensarla credo sia non solo giusto ma anche doveroso. Purtroppo scontiamo il fatto che si è trattato di una rigida norma manifesto che affrontava in maniera muscolare un problema che invece richiedeva lungimiranza e correzioni continue. Ciò ha provocato l’arroccamento della maggioranza su un testo miope e dannoso. La legge del centrodestra non ha saputo governare il problema, aggravando le contraddizioni: gli sbarchi continuano a ritmo crescente e la burocrazia fatica a smaltire i permessi creando l’ingiustizia di immigrati che perdono casa e lavoro. In buona sostanza punisce i virtuosi e poco fa verso i criminali. La legge va ripensata e riscritta. I due anni di sospensione, come indicato del segretario della Cgil Epifani, potrebbero essere una ipotesi positiva che deve essere accompagnata a nuove misure per favorire l’integrazione e per rivedere la dinamica dei flussi».

Per Jean Leonard Touadì, deputato PD «Il fallimento della Bossi-Fini è sotto gli occhi di tutti, sia dal punto di vista del contrasto all’immigrazione clandestina, in questi ultimi mesi sono raddoppiati gli sbarchi, sia nel far corrispondere l’offerta di lavoro alla domanda. E’ una legge che non centra nessuno di questi obiettivi. Il Pd non è certo il partito del laissez fair, per noi la tutela dei diritti dei migranti va di pari passo con il rispetto delle regole, tuttavia bisogna prendere atto che è necessario mettere da parte uno strumento che ha fallito su tutta la linea. Bisogna parlare seriamente e in maniera serena del problema; due anni di tempo possono essere un arco temporale giusto per ridefinire gli obiettivi, non lasciando che la vita delle persone resti sospesa a causa di una legge dimostratasi inattuabile. Ce lo chiedono le imprese e le famiglie che hanno bisogno di questa manodopera, è il 9% del Pil come dimostrano i dati della Caritas e soprattutto ce lo chiede la dignità di queste persone».

Nel frattempo il Il Ministero dell'Interno annuncia che non verrà rinnovato il protocollo d’intesa con l’organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere che da anni offrono assistenza medica gratuita ai migranti nelle fasi immediatamente successive al loro sbarco a Lampedusa.
Per Alessandra Siragusa, deputata palermitana del Pd è «una decisione grave e inaccettabile di cui il Ministro Maroni dovrà dare spiegazioni. I team di Medici senza Frontiere hanno operato in questi anni con grande professionalità e dedizione fornendo ai migranti che sbarcano a Lampedusa, spesso in condizioni di salute precarie, cure mediche e assistenza umanitaria. Un lavoro prezioso che non può venire meno. Ho il sospetto che questo sia un passaggio propedeutico all’approvazione dell’emendamento che la Lega ha presentato in Commissione Affari Costituzionali al ddl 733 e che punta non a caso a modificare il Testo unico sull’immigrazione che garantisce l’accessibilità delle prestazioni sanitarie agli stranieri irregolari. Nei prossimi giorni presenterò una interrogazione per fare luce sulla vicenda».