23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Politiche per la salute, politiche sociali

Piano sociale e sanitario 2008-2010 dell'Emilia Romagna

La Giunta approva linee di indirizzo per la programmazione territoriale sociale e sanitaria e, in questo ambito, per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza

Programmazione e realizzazione di interventi e servizi sanitari e sociali capaci di dare risposte ai complessi bisogni delle persone e delle famiglie. Indicazioni per la partecipazione del terzo settore all’intero processo e per la realizzazione di un programma di formazione dedicato. Il tutto nell’ambito del Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale, il principale strumento previsto dal 1° Piano regionale sociale e sanitario per la programmazione a livello territoriale.

E poi rafforzamento dei Consultori familiari per promuovere la salute sessuale e riproduttiva, miglioramento dell’appropriatezza del percorso per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), interventi - integrati tra Aziende Usl e Comuni - di assistenza alla genitorialità e di sostegno alle gravidanze problematiche, con la possibile collaborazione delle formazioni sociali di base e del volontariato laico, cattolico e di altri orientamenti culturali e religiosi, nel rispetto delle competenze pubbliche di Aziende Usl e Comuni e dell’autodeterminazione della donna, da realizzarsi nell’ambito dello stesso Piano per la salute e il benessere sociale.
Questo prevedono due delibere approvate dalla Giunta regionale contenenti, rispettivamente, le linee guida per l’elaborazione e l’approvazione del Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale (con il relativo Programma attuativo annuale) - e le linee di indirizzo per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza nell’ambito dello stesso Piano.
Entrambi i provvedimenti hanno avuto il via libera dalla Commissione assembleare politiche per la salute e politiche sociali.

«Con le indicazioni per la programmazione territoriale  – hanno commentato l’assessore alle politiche sociali Annamaria Dapporto e l'assessore alle politiche per la salute Giovanni Bissoni – l’integrazione tra le politiche sanitarie e le politiche sociali necessaria per lo sviluppo del welfare di comunità previsto dal Piano regionale trova la sua prima e importante applicazione. Le linee guida, le modalità di partecipazione del terzo settore, il programma di formazione che abbiamo messo in campo per migliorare la capacità del sistema di rispondere agli obiettivi sono stati elaborati in un proficuo confronto in Cabina di regia regionale per il welfare, con le rappresentanze delle Istituzioni e della società civile.»
In particolare sulle linee di indirizzo per la tutela della maternità e sull’IVG, l’assessore Bissoni ha sottolineato come «il confronto sia  stato a volte difficile, ma sicuramente di merito e costruttivo» sia fra le forze politiche, sia con le organizzazioni del mondo femminile  «con le quali – ha detto – abbiamo l’impegno di continuare il confronto sulle tematiche più generali di politiche socio-sanitarie di genere.» 
«Nel panorama regionale e nazionale – ha concluso l’assessore – credo che la dimostrata capacità di una discussione nel merito sia sicuramente un elemento oltre che positivo, di importante novità».

LE LINEE GUIDA PER LA PROGRAMMAZIONE IN AMBITO DISTRETTUALE
La Giunta regionale, d’intesa con gli Enti locali, così come definito dal Piano sociale e sanitario 2008-2010, ha definito linee di indirizzo per la programmazione territoriale con l’obiettivo di potenziare e sviluppare l’approccio integrato tra sociale e sanità, valorizzare le competenze e le reti di relazioni, consolidare il sistema di governo e di gestione degli interventi a livello distrettuale valorizzando il ruolo di raccordo e coordinamento della Conferenza territoriale sociale e sanitaria.
Secondo le linee guida, nel rispetto delle reciproche competenze, Aziende Usl, Comuni, Province, soggetti del terzo settore integrano le loro azioni nell’ambito del Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale (triennale) e del relativo Programma attuativo annuale.
Il Piano per la salute e il benessere sociale è elaborato sulla base del «Profilo di comunità» (lettura ragionata e condivisa dei bisogni della popolazione di riferimento e delle criticità), individua gli obiettivi strategici delle politiche sociali, socio-sanitarie e relative ai servizi sanitari territoriali, fissa le linee di intervento per l’attuazione dell’integrazione delle politiche che hanno impatto sulla salute e sul benessere sociale, definisce gli strumenti per l’integrazione gestionale e professionale e per la continuità assistenziale, definisce le modalità  per il monitoraggio e la valutazione dei risultati fornendo anche orientamenti per la programmazione finanziaria triennale.
Il Programma attuativo annuale descrive gli interventi da mettere in atto, gli indicatori per il loro monitoraggio e previsioni di spesa per l’anno di riferimento con l’individuazione delle specifiche risorse che Comuni, Aziende Usl, Provincia si impegnano a mettere a disposizione.
Un accordo di programma, siglato tra Comuni e Aziende Usl, definisce le priorità di applicazione del Piano triennale e lo monitora in particolare riguardo a: utilizzo del Fondo regionale per la non autosufficienza, attuazione dell’accreditamento delle attività socio-sanitarie, costituzione delle Aziende pubbliche di servizio alla persona (Asp), programmi di investimento per strutture sociali e socio-sanitarie, gestione del Fondo sociale locale.
L’Ufficio di Piano supporta la governance territoriale con attività istruttorie, elaborazione e valutazione della programmazione in area sociale, socio-sanitaria e dei servizi sanitari territoriali.
La partecipazione del terzo settore è assicurata fin dalla programmazione, e a livello regionale (con la Conferenza regionale del terzo settore), a livello provinciale (con il tavolo di confronto insediato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria), a livello distrettuale (con il confronto con il Comitato di Distretto).
Il programma di formazione dovrà coinvolgere i diversi soggetti a vario titolo operanti nel governo e nella gestione dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari a livello locale.

LE LINEE DI INDIRIZZO PER LA TUTELA DELLA MATERNITA' E SULL'INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA
Le indicazioni contenute nelle linee di indirizzo per la tutela della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza (IVG), fanno riferimento allo schema di accordo proposto in sede di Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2008, prevedendo il rafforzamento dei Consultori familiari per potenziare gli interventi di promozione della salute sessuale e riproduttiva, migliorare l’appropriatezza dei percorsi di assistenza alla IVG e per percorsi integrati – tra servizi sanitari e servizi sociali – di assistenza al percorso nascita e di sostegno alle gravidanze problematiche anche con la collaborazione del volontariato nel rispetto della libera scelta della donna e delle competenze pubbliche di Aziende Usl e Comuni.
La promozione della salute sessuale e riproduttive, come indicato dall’OMS, è mirata a sviluppare consapevolezza  e competenza e prevede anche azioni mirate a  gruppi più svantaggiati della popolazione e giovani con il coinvolgimento del mondo della scuola. Al riguardo, i Consultori familiari integreranno queste attività nei loro programmi relativi a percorso nascita, regolazione della fertilità e contraccezione, promozione della salute dei/delle adolescenti, prevenzione dei tumori femminili.
Riguardo alla assistenza alle donne che scelgono di ricorrere all’IVG, i Consultori, sede della effettiva presa in carico della donna, ridefiniscono forme e modalità di collaborazione con gli ospedali e con i servizi specialistici ambulatoriali per garantire tempestività e continuità dell’assistenza, individuando standard di qualità dei percorsi e la necessaria dotazione di personale non obiettore.
Le politiche integrate di assistenza alla genitorialità e di sostegno alle gravidanze problematiche, sempre in applicazione della legge 194/78, sono realizzate, con piani individuali di assistenza sanitaria e sociale, dai Consultori familiari e dai Comuni – di cui viene ribadita la responsabilità pubblica di tutela, nell’ambito delle specifiche competenze, sanitaria e sociale - con la possibile collaborazione di formazioni sociali di base e di associazioni di volontariato laico, cattolico e di altri orientamenti culturali e religiosi sulla base di specifici protocolli tesi a garantire la coerenza con le indicazioni della legge 194, in particolare della libera scelta della donna e della sensibilità e dignità della persona.
La donna che si rivolge al Consultorio sarà informata di tutte le opportunità di intervento e, qualora espressamente richiesto, si attiverà anche il collegamento con le organizzazioni di volontariato da lei stessa indicate.
Per facilitare l’integrazione assistenziale sociale e sanitaria l’equipe consultoriale è integrata con l’assistente sociale